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"L'Usigrai lancia sos su tele-Meloni? Difende vecchi assetti"

Una "minoranza" rumorosa grida alla democrazia in pericolo e alla lottizzazione selvaggia, ma al contempo cerca di diffondere la propria voce a reti unificate

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Una «minoranza» rumorosa grida alla democrazia in pericolo e alla lottizzazione selvaggia, ma al contempo cerca di diffondere la propria voce a reti unificate. In Rai la situazione è paradossale: il sindacato Usigrai, attiguo alla sinistra, accusa il governo di monopolizzare la tv di Viale Mazzini e allo stesso tempo vuole bloccare l'emittente per cinque giorni con uno sciopero dalle motivazioni ideologiche. «Parlano di tele-Meloni e usano lo stesso linguaggio del Pd, che non a caso rilancia subito le loro rimostranze, dando un'immagine distorta della realtà anche all'estero», lamenta Francesco Palese (nella foto), segretario di Unirai, sindacato autonomo che rifiuta le etichette politiche e che ha deciso di non aderire alla mobilitazione di area progressista. «La differenza tra noi e gli altri è che non lanciamo allarmi poi puntualmente smentiti». Secondo Palese, nell'emittente che la sinistra descrive come una sorta di fortino meloniano ci sarebbe sì un problema di mancato equilibro, ma dovuto alla martellante narrazione del sindacato progressista. «Rappresenta una parte minoritaria dei dipendenti, eppure fa passare il messaggio che tutti i giornalisti Rai siano in rivolta contro l'esecutivo. Non è così. In azienda ci sono ben otto sigle sindacali, come mai solo una grida all'emergenza democratica? Se ci fosse un rischio reale, saremmo tutti in piazza», rimarca il segretario di Unirai, smentendo anche la rappresentazione del servizio pubblico come «megafono del governo» (definizione utilizzata da Usigrai in una nota declamata in diretta nei giorni scorsi). «I dati sul pluralismo politico in tv dicono altro. Chi parla di occupazione e di fascismo ha forse bisogno di un nemico immaginario». E allora, perché da sinistra promettono barricate? «Cercano di mantenere le loro posizioni, dettate da equilibri che non ci sono più», sentenzia Palese. Proprio ieri, a Viale Mazzini Unirai ha ottenuto il riconoscimento formale di sigla significativamente rappresentativa dei giornalisti Rai. Per il sindacato, un passo decisivo.

«Ora c'è una seconda voce dentro l'azienda e nessuno può ignorarla».

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