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M5s in tilt, Conte evoca l'appoggio esterno. Grillo smentisce ancora

Nessuna deroga al doppio mandato, spunta l'ipotesi di incarichi nel Movimento per i big

M5s in tilt, Conte evoca l'appoggio esterno. Grillo smentisce ancora

«Il tetto dei due mandati è imprescindibile, ma io non vi abbandono». Grillo si irrigidisce e rassicura, rimprovera e consola. Seconda giornata di sedute di autocoscienza e confessioni con i parlamentari. Le anime perse in cerca di una ricandidatura si interrogano sul significato concreto delle promesse del Garante. C'è chi avanza delle ipotesi, in verità già allo studio durante i colloqui tra il fondatore e Giuseppe Conte. «Per fare politica non bisogna per forza essere eletti, bisognerebbe retribuire chi ha degli incarichi all'interno del Movimento», azzarda un deputato parlando con il Giornale. Lo stesso Grillo dice ad alcuni parlamentari: «Sarete i professori della scuola di formazione del M5s». L'idea per stemperare le tensioni sui due mandati è quella di risarcire gli eletti che hanno già sforato i due giri di giostra in Parlamento e chi non entrerà in ipotetiche mini-deroghe, con ruoli nella struttura del M5s. Tra coordinatori tematici e referenti regionali già nominati, più responsabili cittadini e provinciali, ballano circa cento poltrone. In mattinata e in serata il comico vede di nuovo Conte e manda messaggi a Palazzo Chigi e a Luigi Di Maio: «Se Draghi pensa che il M5s è quello del guaglione di Pomigliano d'Arco noi non ci stiamo al governo». Per tutta la giornata si alternano toni bellicosi e parole concilianti.

Grillo schizza tra Montecitorio e Palazzo Madama. «Non se ne parla», dice a proposito di una deroga per permettere a Giancarlo Cancelleri di candidarsi alle primarie per le regionali in Sicilia. Eppure, quasi contemporaneamente, filtrano notizie su un'eccezione alla regola aurea per i consiglieri regionali che corrono come governatori. Che è esattamente il caso di Cancelleri. Ma il Garante non coltiva buoni rapporti con l'esponente siciliano, che non si è schierato dalla sua parte l'anno scorso, quando Conte e Grillo arrivarono a un passo dalla rottura. La comunicazione è arteriosclerotica anche sul dossier del governo. «Appoggerete il governo?», chiedono i cronisti. «Certo», risponde Grillo. Peccato che poco prima le solite fonti del M5s avevano fatto filtrare la disponibilità del fondatore sull'appoggio esterno. «Valutate l'appoggio esterno?», domandano ancora i giornalisti. «Ma siete esaltati, coprite con non cose le cose vere», ribatte Grillo. I contiani provano a spingere il racconto di un Garante che apre spiragli sui due mandati e mette in discussione il governo, lui è costretto a frenare. «Guardate che andiamo d'accordo con Conte, smettetela di raccontare non cose», un altro rimbrotto alla stampa. Domenico De Masi, sociologo vicino al M5s, a Un Giorno da Pecora su Rai Radio1 racconta di aver incontrato Grillo e rivela: «Ha detto ai parlamentari che Draghi gli telefona continuamente e gli parla male di Conte». «Alfonso tornerai a fare l'avvocato», dice il Garante a Bonafede, stando a un siparietto di cui dà conto Il Foglio.

E si torna al punto di partenza. Al risarcimento per chi non sarà candidato. Gli eletti sperano nel 2 per mille e nell'aumento della quota delle restituzioni da destinare al partito, così da poter assicurare uno stipendio a chi resterà fuori dal Palazzo.

Ma le casse languono e, in ogni caso, i risarciti guadagneranno molto meno rispetto a oggi.

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