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La maggioranza cade sul Def. La premier: "Non ho parole..."

In Aula mancano 6 voti. L'irritazione di Giorgetti: "Non è un problema politico, non si rendono conto"

La maggioranza cade sul Def. La premier: "Non ho parole..."

«Nessun problema politico, è che i deputati o non sanno o non si rendono conto». Nel volto visibilmente irritato del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, intercettato dai cronisti mentre esce dall'aula della Camera alla fine della discussione sul Documento di Economia e Finanza, c'è la sintesi della giornata vissuta ieri dal centrodestra in Aula a Montecitorio. Molto contrariata anche la premier, Giorgia Meloni, che avrebbe inviato nella chat degli eletti di Fratelli d'Italia il messaggio: «Non ho parole».

Poco prima si era consumato uno scivolone inatteso. Un voto in cui a sorpresa il centrodestra inciampa sulle sue assenze e non riesce a superare l'asticella della maggioranza qualificata necessaria ad approvare la risoluzione di maggioranza sullo scostamento di bilancio. Per l'ok serviva la maggioranza assoluta dell'Assemblea, ovvero 201 voti. Arrivano però soltanto 195 sì, 105 astensioni e 19 no.

L'esito del voto viene proclamato dal vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli. La reazione dell'Aula ha un che di surreale. Nessuno inizialmente comprende che la bocciatura di quella risoluzione, per la quale è richiesta una maggioranza qualificata, determina l'impossibilità di votare le risoluzioni sul Def. Dopo quasi un minuto di incertezza, consultazioni e richieste di chiarimenti, parte l'applauso dell'opposizione. Un po' come un gol convalidato dopo il via libera del Var.

La seduta a quel punto viene sospesa: la mancata approvazione della risoluzione sullo scostamento di bilancio non consente infatti di votare le risoluzioni sul Def. Si creano diversi capannelli attorno ai capigruppo e si cerca di comprendere il da farsi. Da lì a poco viene convocata la conferenza dei capigruppo. «È inesperienza, non c'è dietro alcun segnale politico» commenta Maurizio Lupi di Noi Moderati. «Con il taglio dei parlamentari, i deputati in missione perché impegnati al governo incidono maggiormente, specie quando servono maggioranze qualificate. Per fortuna il problema si risolve ma occorre convocare un nuovo Consiglio dei ministri, che approvi una nuova relazione con un nuovo scostamento diverso anche solo di un euro. Il problema è che questo scostamento serviva a tagliare il cuneo fiscale sin da maggio».

Sono in totale 45 deputati, dei 4 gruppi di maggioranza, i non presenti al voto. I numeri dei tabulati dicono che 14 di Fdi non erano presenti, 14 di Forza Italia, 15 della Lega e 2 di Noi Moderati. Nello specifico 11 assenti della Lega e 4 in missione; 5 assenti di FdI e 9 in missione; 9 assenti di Forza Italia e 5 in missione. A questo punto è probabile che la nuova approvazione dello scostamento di bilancio possa arrivare nella mattinata di sabato. Ma la delusione resta: «Abbiamo fatto una figuraccia», ammettono dal centrodestra.

Se la mozione di Pd-Cinquestelle e Alleanza Verdi e Sinistra chiedeva di «introdurre un salario minimo legale» e di «evitare lo smantellamento del reddito di cittadinanza», il centrodestra nella sua mozione aveva invece puntato sulle pensioni minime, sulla riduzione del cuneo fiscale e sugli incentivi alla natalità. La maggioranza impegna il governo «a valutare, nell'ambito degli spazi di bilancio disponibili per la prossima manovra, un intervento in materia di innalzamento delle pensioni minime», si legge nella risoluzione di maggioranza al Def.

Nel documento si impegna inoltre l'esecutivo a «proseguire nella riduzione del cuneo fiscale» e «a valutare la riallocazione della spesa pubblica verso settori che possano generare un impatto sulla crescita».

Tutti obiettivi che, a questo punto, saranno trasferiti in una risoluzione ripresentata in una forma sostanzialmente invariata nelle prossime ore.

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