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Male la prima: è subito fumata nera. E i grandi elettori si divertono in aula con voti di fantasia

La prima va così, come doveva andare, con una nevicata di schede immacolate su Montecitorio, con una coltre candida che copre l'accordo sul quale, nella gelida notte romana, si sta lavorando in altri palazzi

Male la prima: è subito fumata nera. E i grandi elettori si divertono in aula con voti di fantasia

La prima va così, come doveva andare, con una nevicata di schede immacolate su Montecitorio, con una coltre candida che copre l'accordo sul quale, nella gelida notte romana, si sta lavorando in altri palazzi. Alla fine le bianche sono 672, tante quante il quorum del due terzi necessario alla prima votazione. Le nulle sono state 49, i voti dispersi 88. Presenti e votanti 976. Staccata Marta Cartabia, indicata da Azione e +Europa, gli altri sono voti sparsi, sfoghi, segnali di difficile decrittazione: Mattarella, Amadeus, Alberto Angela, Claudio Lotito, Bruno Vespa e Dino Zoff. Persino Razzi e Cruciani. Nomi a casaccio buttati lì da una scolaresca in libera uscita. E Carlo Nordio, bandiera di FdI, verrà sventolata solo oggi.

Eccolo qui, il rito della democrazia. La lunga chiama, l'insalatiera, la frenesia dietro le quinte, gli assembramenti in Transatlantico alla faccia del Covid, i drive-in per i positivi, i vaticini di Umberto Bossi, i selfie con Liliana Segre, il comizietto di Matteo Renzi nel cortile d'onore a un gruppetto di parlamentari di Forza Italia. Ma intanto altrove si tratta: Mario Draghi riceve Matteo Salvini, incontra Enrico Letta, parlerà con Silvio Berlusconi. Il premier ha preso «l'iniziativa politica» che i partiti gli chiedevano e ora è tornato in testa alla corsa, anche se in serata ritorna la rosa di nomi. «Faremo più di una proposta», annuncia il segretario della Lega.

Una giornata interminabile. Comincia con Pier Ferdinando Casini in pole position, prosegue con il ritorno del Mattarella bis, che all'ora di pranzo appare la soluzione più ovvia, rassicurante, salvo verifica delle reali intenzioni del capo dello Stato. Poi però, mentre i grandi elettori si avvicinano a Montecitorio, si muove SuperMario. Non è un negoziato facile, dentro c'è un po' di tutto, dal Colle al governo all'Europa al Pnrr ai rapporti tra gli alleati. Le prospettive sono incoraggianti, lo dimostrano la girandola di vertici Salvini-Letta-Conte e addirittura la nota congiunta Lega-Pd che definisce «ottimo» il faccia a faccia tra Letta e Salvini. Ma serve ancora tempo, così la prima seduta comune alla Camera parte sotto il segno della scheda bianca.

S'inizia alle 15, puntuali, al banco della presidenza Roberto Fico e Elisabetta Casellati. Il quorum richiesto fino al quarto scrutinio è di 672 voti, i due terzi dell'assemblea composta da deputati, senatori e rappresentanti delle Regioni. Sono 1008, considerando la scomparsa del deputato di Forza Italia Vincenzo Fasano: oggi, dopo un passaggio nella giunta per le elezioni, il suo successore, Rossella Sessa di Fi, verrà proclamata in aula.

Sparite le tende rosse di damasco, via i catafalchi. C'è il virus ragazzi, bisogna evitare gli spazi chiusi, tagliare i tempi, evitare gli assembramenti e la pompa eccessiva: non sono tempi. Nonostante la sobrietà e le misure di sicurezza, la cerimonia mantiene la sua aria barocca. I grandi elettori vengono fatti entrare a gruppi di cinquanta, distanziati e con la mascherina Ffp2 sulla bocca, si disinfettano le mani prima di ricevere la scheda, votano e la depongono nell'insalatiera, l'urna in vimini e oro rivestita di raso verde che raccoglie i suffragi. Dentro, sì c'è parecchia attenzione. Fuori non proprio. Il Transatlantico è gremito di parlamentari in attesa e giornalisti, si formano capannelli e conciliaboli, si guarda insieme la diretta TV, si trama, si litiga, si scherza. Le porte finestre spalancate non sembrano garantire un sufficiente ricambio d'aria. Folla delle grandi occasioni pure nel cortile d'onore, sotto la tensostruttura riscaldata e addobbata di piante che fa tanto terrazzo d'inverno da albergo di Tunisi o Bucarest.

Il primo a votare è Umberto Bossi. «Prevedo Draghi - dice il Senatur - ma non subito». E dopo tocca ai senatori a vita, tutti presenti tranne Carlo Rubbia e Giorgio Napolitano. La più ricercata è Liliana Segre, che siede su un divanetto e si concede ai fotografi. «Il voto è segreto, non lo rivedrei mai a nessuno. Figuriamoci se lo racconto ai giornalisti». Più aperta Emma Bonino. «Noi di +Europa e Azione abbiamo deciso di votare per Marta Cartabia. Si blatera da tempo di donne al Quirinale, ebbene una donna competente c'è, ha il curriculum adeguato, e la indichiamo subito. Basta con il tatticismo della scheda bianca, la scelta del presidente della Repubblica è una cosa seria e non un gioco».

Il nome di Draghi è comunque quello che alla Camera più riempie le bocche. Renzi però frena: «È una delle ipotesi in campo, pero sta in piedi solo in un quadro di accordo che comprenda il governo per il dopo. L'elezione al Quirinale non può essere un gesto di risulta tecnocratico ma è una scelta politica. Draghi ha detto di essere un nonno a disposizione delle istituzioni, gli dobbiamo dire grazie per quello che ha fatto, che sta facendo è che farà». E in attesa di sciogliere i dubbi sul futuro del premier, all'ora di cena arrivano i risultati.

Appuntamento a oggi, per la seconda nevicata.

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