Cronache

Mascherine di Arcuri. Certificati di conformità inviati 5 mesi in ritardo

Interrogato anche Fabbrocini, braccio destro del commissario. Che adesso scarica Benotti

Mascherine di Arcuri. Certificati di conformità inviati 5 mesi in ritardo

Anche il braccio destro di Arcuri, Antonio Fabbrocini, responsabile dell'ufficio acquisti dell'ex struttura commissariale è stato interrogato dai magistrati di Roma che indagano sulla maxi commessa di mascherine che ha fruttato provvigioni milionarie pagate dai fornitori cinesi al giornalista Mario Benotti e ad altri intermediari. Mediazioni considerate «illecite» e «occulte» dai pm, perché non giustificate da un incarico formale ma risultato di conoscenze dirette di Benotti con l'ex commissario. Fabbrocini è entrato a piazzale Clodio per fornire la sua versione pochi giorni prima di Arcuri. Entrambi sono indagati per peculato - in relazione ai 12 milioni di mediazione incassata da Benotti dalle aziende cinesi. Ad Arcuri viene contestato anche l'abuso d'ufficio. L'ex commissario si è difeso davanti ai pm: dal 21 marzo, quando è pervenuta l'offerta della fornitura, «Benotti e i suoi collaboratori interagiscono con le persone della struttura, e iniziano una trattativa del cui sviluppo io non so nulla». E sul prezzo più alto pagato dallo Stato per l'acquisto delle mascherine dai cinesi che di fatto avrebbe consentito la provvigione per Benotti, l'ex commissario ha precisato: «Per me erano dei promotori o procacciatori d'affari che operavano nell'interesse delle aziende esportatrici. Non avevo necessità di mediatori. Avevo fatto divieto di sottoscrivere contratti con soggetti diverse dalle aziende. E non si pagano acconti a nessuno, neppure sotto tortura».

Benotti oltre che per traffico influenze è indagato per frode in pubbliche forniture. Le mascherine di quella commessa rimaste in circolazione sono state sequestrate nei giorni scorsi su richiesta della Procura perché «in gran parte non soddisfano i requisiti di efficacia protettiva richiesti dalle norme». Alcuni lotti poi sono stati giudicati «pericolosi per la salute». Potrebbero essere finite a medici e infermieri nel momento più difficile dell'emergenza Covid. Una circostanza possibile per i pm perché «una considerevole porzione dell'intera fornitura» sarebbe stata validata «sulla base della sistematica sostituzione dei test report». Non solo. «La validazione ha quasi sempre seguito (e non anticipato) i pagamenti delle forniture». In alcuni casi i certificati sarebbero stati forniti anche a distanza di mesi dopo l'arrivo e la consegna delle mascherine. Le perquisizioni della guardia di Finanza avevano già accertato come uno degli intermediari, Andrea Vincenzo Tommasi, il 2 dicembre aveva fatto arrivare agi uffici della struttura commissariale «due plichi contenenti la documentazione degli ordini delle mascherine spediti alla Luokai trade e alla Whenzou Light (due delle aziende ndr), con la documentazione Ce, i test record e i campioni delle mascherine ordinate». Quasi cinque mesi dopo l'arrivo delle mascherine in Italia. E solo dieci giorni dopo la notizia dell'esistenza di una segnalazione di operazione sospetta all'Uif sui flussi di denaro di Tommasi. Perché inviare quei documenti sulle mascherine a distanza di cinque mesi? Si tratta, scriveva il gip nell'ordinanza con cui disponeva misure interdittive nei confronti di Benotti e altri, di «documentazione che sarebbe stato necessario esaminare prima della stipula dei contratti di fornitura». Secondo l'ex struttura del commissario era stata fatta «pervenire unilateralmente e senza alcuna richiesta, ed era nella sua totalità già nella disponibilità degli uffici del commissario». La stessa documentazione che si è rivelata ora fallace, così come i dispositivi, secondo i pm.

Quanto ai rapporti con Benotti, Arcuri ha chiarito che il giornalista era diventato «eccessivamente dilagante e importuno, percepivo che stesse esagerando e ho scelto di allontanarlo». Sul caso torna la leader di Fdi Giorgia Meloni, tirata in ballo su presunti contatti da parte di soggetti che volevano fornire mascherine al commissario: «Durante la pandemia alcune persone, in quanto rappresentante delle istituzioni, mi hanno cercato per le mascherine e a tutti ho dato la stessa risposta: di mandare una mail al braccio destro di Arcuri, altro io non posso fare. Non ho mai raccomandato nessuno».

E annuncia querele.

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