Cronache

Mattarella avverte le Camere (e aiuta SuperMario): troppi commi, il prossimo decreto verrà respinto

Nel dl Ristori corretto in Parlamento è finito di tutto, anche i fondi per i treni a vapore

Mattarella avverte le Camere (e aiuta SuperMario): troppi commi, il prossimo decreto verrà respinto

Roma. Firmare, l'ha firmato: del resto non poteva farne a meno, «consapevole della gravità e straordinarietà della situazione», del «rischio nel ritardare l'erogazione» di milioni per famiglie e imprese e delle «conseguenze economiche e sociali». Ma insomma, a Sergio Mattarella quel decreto sostegni-bis, come è uscito dal Parlamento, come è stato appesantito «di norme non riconducibili a contrastare l'epidemia», non è piaciuto per niente. Che c'entrano i finanziamenti ai treni storici a vapore con la lotta al Covid? E i soldi alla camera di commercio di Palermo, quelli poi che cosa hanno a vedere con gli aiuti alle categorie messe in ginocchio dal virus? E perché i presidenti delle Camere non hanno «vigilato»? Invece di semplificare, come sta cercando di fare il governo, qui si è rimasti alla vecchia pratica dei dl omnibus, orrendi patchwork composti da argomenti eterogenei, un sistema contestato dalla Corte Costituzionale «già nel 2014». Ora basta, dice il capo dello Stato, la prossima volta che troverà «gravi anomalie» rispedirà tutto al mittente.

Così insieme alla firma Mattarella ha scritto una bella e lunga letterina a Elisabetta Casellati, Roberto Fico e Mario Draghi per invitarli al rispetto della Carta: il «potere di emendamento», avverte, è «limitato a disposizioni coerenti con quelle originarie», tutto il resto è «illegittimo». Occorre provvedere. Un attacco al premier? No, spiegano dal Colle, semmai il contrario, «gli diamo una mano». Non è certo SuperMario ad aver infarcito il sostegni-bis come una torta pasqualina, bensì sono stati i partiti a infilare provvedimenti strampalati e vere marchette in un dl che deve aiutare il Paese a riprendersi. Usanza antica e disdicevole, che diventa scandalosa se riproposta mentre la gente si contagia e va in ospedale, le imprese chiudono, i lavoratori perdono il posto.

«Il testo che mi è stato trasmesso - si legge nella nota del capo dello Stato - contiene 393 commi aggiuntivi rispetto ai 479 originari. Tra le modifiche introdotte ve ne sono alcune che, alla luce del disposto costituzionale e della giurisprudenza, sollevano perplessità in quanto perseguono finalità di sostegno non riconducibili all'esigenza di contrastare l'epidemia e fronteggiare l'emergenza, pur intesa in senso ampio». Perché anche sul termine «ampio», dice il presidente, bisogna intendersi. «Queste modalità, oltre ad alterare la natura della conversione, possono determinare incertezze interpretative, sovrapposizioni di interventi, complicazioni nella vita dei cittadini e delle imprese e una crescita poco efficiente e non ordinata della spesa pubblica».

Occorre perciò «modificare l'attuale tendenza: i decreti legge devono ad origine presentare un oggetto definito e la confluenza di altri, oltre a rispettare il contenuto, dl dovrà verificarsi solo in casi eccezionali e in modo tale da non pregiudicare l'esame parlamentare».

E qui il giurista Mattarella mette a fuoco un secondo punto debole delle lenzuolate, e cioè «la prassi generalizzata di presentare maxi emendamenti sui quali porre la questione di fiducia». Bisogna prendere tutto il pacco, senza troppe discussioni: che fine ha fatto il dibattito parlamentare?

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