Una relazione al Parlamento agostana, irrituale ma obbligata, dato lo scioglimento anticipato delle Camere. Ecco dunque che il Copasir fa il punto delle proprie attività tra il 10 febbraio scorso e il 19 agosto, snocciolando non solo un elenco di riunioni o audizioni, ma puntando il dito sulle principali criticità che attendono il nostro Paese, e lo stesso voto di settembre. Un punto centrale, collegato anche all'invasione russa dell'Ucraina, è quello della permeabilità italiana alla disinformazione e più in generale alle ingerenze, soprattutto da parte di Mosca, come dimostra l'invito dell'ex presidente russo Medvedev a «punire i governi», e in modalità e con finalità diverse - di Pechino.
A proposito della Cina, la relazione dell'organismo presieduto da Adolfo Urso dedica un capitolo alle recentissime tensioni tra Pechino e Taipei, ricordando l'importanza strategica di Taiwan, leader mondiale dei semiconduttori e ponte energetico per Giappone e Corea del Sud. Quanto basta perché il Copasir sottolinei i pericoli della situazione, anche alla luce del «nazionalismo revanscista e antioccidentale» fomentato dal regime di Xi Jinping, ricordando come «la salvaguardia della sovranità di Taipei avrebbe dunque un alto valore simbolico perché dimostrerebbe che un governo etnicamente cinese può prosperare senza la guida del Partito comunista».
Ma la relazione si occupa, soprattutto, delle attenzioni rivolte all'Occidente e all'Italia da Mosca con la sua guerra ibrida, «pianificata ed alimentata dalla disinformazione, dalla produzione sistematica di false notizie e da attacchi cibernetici», richiamando alla «necessità di innalzare il livello di allerta da parte di tutte le autorità, nell'ambito delle proprie competenze e funzioni, su possibili ingerenze ed interferenze esterne per scongiurare eventuali forme di condizionamento della campagna elettorale in vista del voto del 25 settembre». Il rischio è effettivo, spiega il Copasir, osservando come «il montaggio e la diffusione di fake news, le campagne social e l'utilizzo dei troll» sono per la Russia «strumenti sofisticati e pervasivi di influenza» e rischiano «di inquinare e distorcere il dibattito pubblico italiano e quello dei Paesi occidentali». Se per la Cina la «guerra ibrida» verso l'Occidente è soprattutto «un'attività di penetrazione nel campo economico, tecnologico, commerciale e culturale» volto a dare una buona immagine del Paese, Mosca spinge sulla «lettura ed interpretazione, deliberatamente distorta e manipolata, degli eventi, soprattutto di quelli legati al conflitto in corso in Ucraina». Un lavoro che, ricorda la relazione, il Cremlino attua anche grazie alle ospitate di personaggi che veicolano la propaganda del Cremlino e tramite agenzie di stampa online controllate dalla Russia che propalano «propaganda e disinformazione».Ma è proprio Urso a derubricare a «carnevalata» le dichiarazioni di Medvedev: «Valgono quello che valgono, è diventato un personaggio grottesco», ha spiegato, aggiungendo che sono più pericolose ingerenze come l'esfiltrazione delle email dei parlamentari tedeschi. Quanto al fronte cyberwarfare, proprio il Copasir ricorda che «l'Italia si è adoperata con ritardo e per molto tempo senza un approccio strategico», prima del «punto di svolta» con la nascita dell'Agenzia per la cybersicurezza, l'Acn. Di certo, in questa guerra ibrida l'Italia è un target importante proprio perché, ricorda la relazione, «per la sua storia e collocazione geografica» rappresenta «il grimaldello con cui forzare l'atlantismo europeo, indebolendo anche la sua proiezione mediterranea al fine di favorire la crescente presenza strategica russa nel quadrante nordafricano, del Sahel e dei Balcani».
Il Copasir ricorda come «nel contrasto alla disinformazione emerge un chiaro ritardo del nostro Paese rispetto ad impegni, strumenti, strategie e misure che da
diverso tempo sono già operativi tanto nel contesto internazionale quanto in quello dell'Ue». Insomma, conclude l'organismo, «non è più rinviabile», vista la situazione, «un maggiore impegno del nostro Paese in questo campo».
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