È il giorno di Mario Draghi al Meeting di Rimini. E se l'ultima volta si era rivolto ai ragazzi del movimento di Comunione e liberazione da ex presidente della Bce - era il 18 agosto 2020, il discorso era stato quello sul debito buono e sul debito cattivo, con Giorgio Vittadini che lo aveva accolto entusiasticamente con un esplicito «abbiamo un Ronaldo, dobbiamo farlo giocare» - due anni dopo Supermario ritorna come premier dimissionario.
Il suo è una sorta di commiato istituzionale davanti a una platea che apprezza (era venuto qui anche da governatore della Banca d'Italia) e con la quale ha un feeling naturale. Il suo discorso si muove sul filo della rivendicazione di quanto fatto, ma senza indulgere in alcun cupio dissolvi. Non ci sarà il diluvio dopo di lui, ma semplicemente il ricorso alle elezioni e alla democrazia, con gli italiani che sceglieranno quale direzione dare al Paese.
I temi trattati sono molti. Dall'emergenza gas alla crisi climatica, dalla guerra in Ucraina all'ancoraggio del nostro Paese all'Unione europea. E poi il ricordo della battaglia contro il Covid, la campagna vaccinale («uno sforzo imponente»), l'invito a non cedere al «protezionismo e all'isolazionismo». Insomma, un no al sovranismo. Il suo ingresso è segnato da una standing ovation. Draghi attraversa la sala centrale della Fiera di Rimini, salutato dal presidente del Meeting Berhard Scholz e si prende il palco.
«Guidare l'Italia è un onore di cui sono grato al presidente Mattarella, alle forze politiche, agli italiani che mi hanno guidato con affetto. Mi auguro che chiunque avrà il privilegio di guidare il paese sarà ispirato da spirito repubblicano». La prospettiva ora è quella elettorale, un appuntamento che non deve suscitare timori, ma deve piuttosto essere accompagnato da una giusta mobilitazione. «Tra poche settimane gli italiani, sulle base dei programmi, sceglieranno il nuovo Parlamento e, su questo, invito tutti gli italiani ad andare a votare. L'Italia è un grande Paese che ha tutto quel che serve per affrontare le difficoltà», aggiunge il presidente del Consiglio, che si dice «certo che il prossimo governo, di qualunque colore politico sarà, riuscirà a superare le difficoltà che sembrano insormontabili. Ma l'Italia ce la farà anche questa volta». «Mi è stato chiesto quale sia la mia agenda», ma «io posso fare solo una sintesi dei principi, del metodo utilizzato» e dei «risultati conseguiti», spiega il premier. «Saranno gli italiani a scegliere i propri rappresentanti e il programma del prossimo esecutivo». Dopo la fine dell'unità nazionale «le sfide sono molte, e di non facile soluzione: come continuare a diversificare gli approvvigionamenti energetici e calmierare le bollette per famiglie e imprese; come accelerare sulla strada delle energie rinnovabili per combattere il cambiamento climatico; come continuare ad assicurare all'Italia un ruolo da protagonista nel mondo, all'interno dell'Unione europea e del legame transatlantico». Ma «a differenza di altri Paesi europei un eventuale interruzione del gas dalla Russia avrebbe un impatto minore del passato. Con i nuovi rigassificatori saremo in grado di essere indipendenti dal gas russo dall'autunno 2024. Obiettivo fondamentale per la sicurezza nazionale».
Draghi invita l'Italia a non rinchiudersi in se stessa. «Il nostro debito pubblico - tra i più alti del mondo - è detenuto per oltre il 25% da investitori esteri. Migliaia di aziende straniere si riforniscono dalle nostre imprese e contribuiscono alla crescita, all'occupazione, al bilancio pubblico. È per questi motivi che protezionismo e isolazionismo non coincidono con il nostro interesse nazionale. L'Italia ha bisogno di un'Europa forte tanto quanto l'Europa ha bisogno di un'Italia forte».
Il 24 agosto è anche la Festa dell'Indipendenza dell'Ucraina. E Draghi non può che ribadire la posizione dell'Italia. «L'invasione russa dell'Ucraina ha trovato un'Italia con una posizione chiara, al fianco del popolo ucraino e del suo diritto a difendersi. Una posizione concordata con l'Ue e gli alleati.
L'Ucraina è un paese libero, sovrano e democratico, non possiamo dirci europei se non siamo pronti a difendere la libertà dell'Ucraina e dell'Europa. Allo stesso tempo dobbiamo essere pronti» a cercare «una pace duratura e sostenibile». E non c'è contraddizione tra questo e l'imposizione di «sanzioni efficaci contro la Russia».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.