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Michetti e Calenda rinunciano al Campidoglio. Il centrodestra chiude il "civismo" in polemica

Fi e Lega contro l'ex candidato: "Irrispettoso". Fdi lo difende: "Coerente"

Michetti e Calenda rinunciano al Campidoglio. Il centrodestra chiude il "civismo" in polemica

Tempi duri per il civismo. Il candidato del centrodestra al Campidoglio, Enrico Michetti, annuncia il suo addio all'assemblea capitolina ancor prima della seduta d'insediamento. Lo stesso aveva fatto, sempre nella Capitale, Carlo Calenda alcuni giorni fa. Stessa linea adottata da Fabio Battistini, candidato sindaco del centrodestra e sfidante di Matteo Lepore a Bologna, anche lui protagonista di dimissioni immediate, sia pure stemperate dall'annuncio che si ritaglierà un ruolo da «coordinatore dell'opposizione fuori dal palazzo». Decisioni che da una parte testimoniano la necessità della politica di recuperare il suo protagonismo, dall'altra interrogano su scelte compiute anche per non schierare candidati politici, evitando così di intestarsi l'eventuale sconfitta.

La decisione di Michetti provoca le ire di alcuni dei partiti che lo avevano sostenuto. Il candidato sconfitto al ballottaggio da Roberto Gualtieri annuncia di voler continuare a concentrarsi sulla sua attività di avvocato amministrativista dedicandosi all'assistenza dei funzionari pubblici, offrendo «un contributo civico indubbiamente superiore rispetto a quanto potrebbe garantire da consigliere di opposizione». Al suo posto come primo dei non eletti subentra Federico Rocca di Fratelli d'Italia.

Lega e Forza Italia non prendono bene il suo addio al consiglio comunale. Maurizio Gasparri definisce quella di Michetti una decisione irrispettosa. «Nessuna notizia è stata data ai partiti che l'hanno lealmente sostenuto. È una decisione francamente non rispettosa degli elettori e delle forze che gli sono state accanto, superando, in nome della lealtà, alcune opinioni che l'esito elettorale ha confermato». Dalla Lega arriva la critica di Fabrizio Santori, consigliere neo-eletto. «È stato imposto, ma lo abbiamo difeso e sostenuto lealmente. Salvini si è speso in ogni angolo della città come se fosse un candidato scelto dalla Lega e non ci aspettavamo che potesse lasciare così maldestramente un popolo che lo ha sostenuto con affetto, stima e simpatia». Attacca anche l'ex pentastellato Alessandro Di Battista: «Calenda e Michetti vi hanno chiesto i voti ma di quei voti se ne fregano».

Opinione differente è quella di Fdi, il partito che ne ha caldeggiato la candidatura. «Enrico Michetti da civico si è messo a disposizione per interpretare un ruolo che i cittadini con il loro consenso non gli hanno dato la possibilità di svolgere» ribalta il piano prospettico il capogruppo Francesco Lollobrigida.

«La scelta di tornare a esercitare la sua attività e di assistere migliaia di amministratori, rinunciando a una poltrona, è un indubbio segno di coerenza e serietà che in pochi hanno saputo dimostrare».

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