Migranti armati sulla via di Trieste. Scontro a fuoco con la polizia serba

La rotta balcanica sempre più infestata di bande criminali agguerrite. Nei boschi il conflitto con i poliziotti di Belgrado: un morto e 4 in fuga

Migranti armati sulla via di Trieste. Scontro a fuoco con la polizia serba
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Nella boscaglia fra la Serbia occidentale e la Croazia, poco distante dal confine con la Bosnia, la polizia di Belgrado è rimasta coinvolta in un conflitto a fuoco con migranti armati e agguerriti.

La rotta balcanica, con capolinea Trieste, è sempre più infestata da bande armate, composte soprattutto da afghani, che gestiscono il traffico o prendono in ostaggio i migranti per incassare più soldi da parenti e amici in patria o in Europa. Non solo: la polizia speciale bosniaca ha scoperto che alcuni membri dei gruppi armati viaggiavano liberamente con carte d'identità ottenute in Italia, grazie alla protezione umanitaria.

Lo scontro armato è avvenuto il 23 maggio vicino alla cittadina serba di Sid. Gli agenti impegnati in un «controllo intensificato dei movimenti dei migranti», come si legge in una nota del ministero dell'Interno di Belgrado, hanno scoperto un vero e proprio accampamento, che serviva da base di partenza per «il gioco», come viene chiamata l'ultima tratta della rotta balcanica fino all'Italia. Piuttosto che arrendersi il gruppo armato di migranti ha aperto il fuoco e uno di loro è stato ucciso dai poliziotti. Altri quattro sono finiti in manette, ma molti, che attendevano di passare il confine, sono riusciti a dileguarsi nella boscaglia. Sia fonti di polizia serbe, che bosniache, avevano già denunciato l'esistenza di «gruppi criminali organizzati» composti da migranti, che hanno messo in piedi veri e propri «campi» nelle zone di confine.

Lo scorso anno, secondo i dati Frontex, sono stati intercettati 21.428 migrati lungo la rotta balcanica. Una riduzione del 78% rispetto al 2023, ma potrebbe trattarsi solo della punta dell'iceberg. Le Ong sostengono che «la riduzione della presenza visibile di persone in movimento sulla rotta balcanica potrebbe essere indicativa del fatto che le reti di traffico stanno diventando più strutturate e gli attraversamenti avvengono in modi meno visibili, piuttosto che di una reale diminuzione».

La stessa Frontex ha registrato «un'impennata della violenza da parte dei trafficanti», che spesso sono i migranti stessi organizzati in bande armate. Una dettagliata inchiesta del portale d'informazione BalkanInsight ha rivelato che la banda più pericolosa e ramificata si fa chiamare Bwk ed è composta in gran parte da afghani. Tutti abituati a maneggiare armi da guerra, come il kalashnikov, che potrebbero essere ex personale delle forze di sicurezza di Kabul o terroristi islamici.

BalkanInsight rivela che la polizia speciale bosniaca ha mostrato le foto di almeno quattro carte d'identità italiane di membri della BWK utilizzate per tornare regolarmente in Bosnia con l'obiettivo di gestire, manu militari, il traffico della rotta balcanica. Due avevano ottenuto lo status di rifugiato nel nostro paese e gli altri la cosiddetta «protezione sussidiaria». Un quinto esponente della banda aveva un documento d'identità tedesco.

I gruppi armati sequestrano i migranti e li torturano filmando e inviando i video ai familiari e amici per chiedere un riscatto o più soldi per proseguire il tragitto lungo la rotta balcanica. Cifre che partono da 400 euro per arrivare fino a 10mila se considerano la vittima proveniente da una famiglia agiata. In pratica copiano dai trafficanti libici, che già adottano questi odiosi sistemi di ricatto.

Un testimone ha raccontato che in Bosnia, vicino a Velika Kladusa, ad un passo dal confine croato, un gruppo è stato fermato da altri migranti armati e mascherati. Gli uomini sono stati rapinati, ma le donne e un bambino «sui 15 anni» hanno subito violenze sessuali. Si calcola che le vittime dei gruppi armati di migranti siano già migliaia.

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