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Il mondo dell'auto ignorato dal Sostegni-bis "La lotta alle emissioni sia sostenibile"

Benaglia (Fim): "L'elettrico non è per tutti. Sostegni per i veicoli più popolari"

Il mondo dell'auto ignorato dal Sostegni-bis "La lotta alle emissioni sia sostenibile"

«Il governo non può affermare di volere una transizione ecologica solo creando un apposito ministero e senza varare incentivi pensati non solo sul tipo di auto, bensì sui consumatori; la lotta alle emissioni, infatti, dev'essere sostenibile socialmente. Non posso pensare che certi modelli (elettrificati) siano solo alla portata delle tasche di professionisti. I veicoli più popolari e diffusi beneficino di un adeguato sostegno». Roberto Benaglia, segretario generale Fim-Cisl, mette in guardia il governo sulle forti difficoltà in cui si dibatte il settore automotive. Il suo commento, raccolto dal Giornale, avviene all'indomani della presentazione del Decreto Sostegni-bis all'interno del quale non si fa cenno al rifinanziamento degli incentivi per i veicoli (la fascia 61-135 grammi/km di CO2 emessa: quelli a benzina, Diesel di ultima generazione e ibridi senza la spina) che, nei pochi mesi rimasti in vigore, avevano garantito una forte boccata d'ossigeno alle vendite.

La speranza - interviene Gianmarco Giorda, direttore di Anfia (filiera italiana automotive) - è che nella conversione del Decreto, il rifinanziamento arrivi come emendamento. In tal caso, però, i sostegni dovranno avere una maggiore durata ed essere più pesanti». «Occorrono incentivi stabili - puntualizza Benaglia -: almeno per un paio di anni, ma anche un tavolo con tutte le parti sociali dove non si discuta di crisi, ma di sviluppo».

Senza un intervento deciso da parte del governo la situazione delle vendite continuerà a essere seria: le stime per maggio vedono già una contrazione del mercato italiano intorno al 30% rispetto al 2019, l'anno prima della pandemia e utile per un paragone attendibile. «Se non si vendono auto e veicoli commerciali - afferma Giorda - non si aiuta la produzione locale con tutto il suo indotto, insieme al mondo dei concessionari (altri 30 sono stati costretti a chiudere nell'ultimo anno, scendendo a quota 1.270, ndr). È poi da ricordare che l'indotto italiano esporta componenti per 25 miliardi, tutte parti utilizzate per le stesse auto che poi saranno proposte anche sul nostro mercato». Il direttore di Anfia precisa, quindi, che gli incentivi richiesti non rappresentano fondi, ma aiuti che alla fine ritornano allo Stato come Iva e accise, «assicurando un'aggiuntività per l'Erario».

«Da parte nostra - sottolinea il leader Fim-Cisl - sosteniamo con forza il processo di elettrificazione insieme ai vari step di abbattimento delle emissioni di CO2, ma il governo non può pensare solo all'elettrico puro e che tutto il resto non funzioni, sia da punire e lasciare indietro. Gli incentivi devono essere pensati sulle classi popolari e in funzione del rinnovo del parco circolante». Ma da Benaglia arriva anche un altro appello al governo: quello di occuparsi di Stellantis che realizzerà due Gigafactory in Francia e in Germania. «Palazzo Chigi - dice il sindacalista - crei le condizioni affinché il prossimo investimento in quel senso avvenga in Italia. Non si lasci in mano ai gruppi asiatici il business delle batterie come è accaduto per i semiconduttori, la cui crisi sta ora mettendo in ginocchio l'intero comparto».

«Incentivi fermi, mancanza di semiconduttori, vendite giù: è la tempesta perfetta», conclude Giorda.

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