Cronache

Morto in moto il broker-truffatore dei vip. Ma ora è giallo sulla dinamica dell'incidente

Conte e Lippi tra le vittime di Bochicchio. Mezzo "esploso", era atteso in tribunale

Morto in moto il broker-truffatore dei vip. Ma ora è giallo sulla dinamica dell'incidente

È il broker Massimo Bochicchio l'uomo morto ieri a Roma alle 12 in un incidente stradale su via Salaria, dopo aver perso il controllo della moto su cui si trovava: una Bmw che dopo essere finita fuori strada si è incendiata ed è «esplosa». Dalle prime ricostruzioni della polizia locale, il conducente sarebbe morto sul colpo.

Un incidente dalle caratteristiche «strane» su cui si sta cercando di far luce. E ciò anche alla luce del passato, alquanto controverso, della vittima. Bochicchio era infatti finito sotto processo a Roma dopo essere stato accusato di aver truffato anche alcuni vip e personaggi dello sport, come l'attaccante della Roma Stephan El Shaarawy e l'ex mister dell'Inter Antonio Conte. Bochicchio era stato arrestato nel novembre scorso ed era finito ai domiciliari, dove si trovava già per l'accusa di riciclaggio, accusato anche di abusiva attività finanziaria. Per lui il gip di Roma aveva disposto anche un sequestro preventivo per circa 70 milioni di euro. Il procedimento era scattato in seguito alle denunce presentate da alcuni dei truffati, fra cui - come detto - il calciatore El Shaarawy, mister Lippi e il suo collega Conte: quest'ultimo avrebbe investito, tramite il fratello, circa 24 milioni di euro. Una somma ingente, completamente volatilizzatasi. Oggi Bochicchio si sarebbe dovuto presentare nelle aule del tribunale di Roma per la terza udienza del processo a suo carico.

Di Bochicchio si sono occupati anche diverse trasmissioni televisive ricostruendo la dinamica della «grande truffa» che ha portato ben 34 persone a sporgere denuncia contro il presunto broker che prometteva «interessi enormi» a fronte di «ingenti capitali investiti». Peccato che a seguito degli «ingenti capitali investiti», l'uomo abbia fatto perdere le proprie tracce, lasciando gli investitori con un pugno di mosche. E di false promesse. Il broker si è sempre difeso sostenendo di aver spiegato ai propri «clienti» i rischi che correvano in operazioni che possono sì garantire «lauti guadagni», ma anche rivelarsi dei «clamorosi flop». Cosa che è puntualmente accaduta nelle operazioni da lui «curate».

Di «autentiche truffe» hanno invece sempre parlato i 34 querelanti che vanamente hanno cercato di recuperare il capitale investito. Tra essi non solo Marcello Lippi, ma anche suo figlio Davide, anche lui procuratore di vari calciatori al pari del collega più anziano ed esperto, Federico Pastorello, pure lui finito nella rete. Un bottino complessivo, quello raccolto dal broker specializzato in «stangate», che sfiorerebbe i 100 milioni. Un tesoro di cui nessuno sa più nulla. E il cui segreto, ormai, neppure Bochicchio potrà mai più rivelare.

A nessuno.

Commenti