Musk e la retromarcia su Donald per 116 miliardi di buone ragioni

Mister Tesla avrebbe perso la cifra monstre nel corso del 2025 dopo il sostegno elettorale al tycoon

Musk e la retromarcia su Donald per 116 miliardi di buone ragioni
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Fin dall'inizio dell'idillio politico tra Elon Musk e Donald Trump era chiaro che prima o poi sarebbe finito, l'unico interrogativo era come e quando. Così, l'annuncio della fine del suo incarico come funzionario speciale del governo al dipartimento Doge ha generato speculazioni e ricostruzioni sulla rottura tra il proprietario di X e il presidente. Ieri Andrea Stroppa, collaboratore di Musk in Italia, ha negato che abbia rotto con Trump spiegando che «gli incarichi di quel tipo hanno una durata massima di 130 giorni» ed è perciò andato a scadenza naturale.

È indubbio però che tra i due si sia rotto qualcosa come testimoniano le parole di Musk in un'intervista a Cbs sulla legge di bilancio del governo Trump: «Sono rimasto deluso nel vedere il massiccio disegno di legge sulla spesa perché francamente aumenta il deficit di bilancio, invece di diminuirlo, e mina il lavoro che il team Doge sta facendo». D'altro canto il protagonismo di Musk ha fatto storcere il naso a varie figure vicine al tycoon e a una parte del mondo Maga. La costante presenza a Mar a Lago, l'iper presenzialismo mediatico, il peso economico, sono tutti elementi che all'ala più radicale del Maga non sono mai andati a genio e, se Steve Bannon lo ha attaccato in varie occasioni, non sono mancate le frizioni anche con Marco Rubio e il segretario ai Trasporti Sean Duffy. Oltre a ciò, il vero motivo per cui Musk ha deciso di fare un passo di lato è legato alle ingenti perdite economiche delle sue aziende e al calo del patrimonio da quando ha iniziato la propria avventura politica. Musk ha finanziato la campagna elettorale di Donald Trump con oltre 250 milioni di dollari e, se in una prima fase il suo investimento sembrava fosse stato fruttuoso, con il passare dei mesi ha invece accumulato numerose perdite.

Non ha giovato la preoccupazione per i possibili conflitti di interesse poiché, pur essendo formalmente un consulente e non un membro dell'amministrazione, le sue aziende, a cominciare da Tesla e Space X, hanno contratti con il governo federale statunitense.

Nonostante nelle ultime settimane le azioni di Tesla siano risalite, da gennaio a marzo il titolo ha perso più del 35% scendendo dai 460 euro di dicembre a 250 euro di marzo per poi attestarsi oggi intorno a 320 euro. Inoltre, secondo Bloomberg, nei primi mesi dell'anno Musk avrebbe visto svanire 96,5 miliardi del suo patrimonio proprio a causa del crollo delle azioni di Tesla. Se il valore del titolo in Borsa non è andato bene nei mesi passati, le cose non vanno meglio per le vendite. Per l'Associazione europea dei produttori di automobili (Acea) ad aprile le immatricolazioni di Tesla si sono dimezzate del 52,6% (del 46,1 da inizio anno). La quota di mercato di Tesla è così scesa all'1,1% nei primi quattro mesi del 2025, con 41.677 auto vendute rispetto alle 77.314 dello stesso periodo del 2024. Il Billionaire index di Bloomberg ha attestato al 5 marzo una perdita di 96,5 miliardi per il patrimonio di Musk da inizio anno, mentre Forbes ha attestato un calo di 116,3 miliardi di dollari rispetto al record di 464 miliardi stabilito il 17 dicembre 2024.

Nonostante una ripresa nelle ultime settimane, il suo patrimonio ha perciò risentito delle turbolenze dovute agli incarichi politici e lo stesso Musk se ne è reso conto, da qui il passo indietro nel Doge ma i colpi di scena, visto il personaggio, non finiscono di certo qui.

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