Coronavirus

Nuovi vaccini fermi. Ipotesi di obbligo per militari, agenti e lavori "pubblici"

Ieri solo 10mila prime dosi. L'idea di recuperare con esercito, vigili, poliziotti, personale dei treni, cassieri dei supermercati. Da Andreoni a Bassetti, ira dei virologi: "Limitazioni ai no-vax"

Nuovi vaccini fermi. Ipotesi di obbligo per militari, agenti e lavori "pubblici"

Le prime dosi di vaccino sono ferme al palo. Ieri solo 10.278, molte meno di quelle inoculate il 31 dicembre del 2020, primo giorno della vaccinazione dei sanitari quando si contarono 14.334 iniezioni.

Di questo passo, servirebbero due mesi e nove giorni per raggiungere il 90 per cento, target individuato dal commissario Francesco Paolo Figliuolo per poter alleggerire l'obbligo di green pass. Si va quindi a metà gennaio. Nel mezzo, c'è un inverno che favorisce le malattie respiratorie, covid e influenza. Dunque bisogna accelerare. Ma come? Sembra che sia stato risicato il risicabile. Tra timorosi, indecisi e irriducibili, sarà difficile raggiungere l'obiettivo. A meno che si allarghi la platea di quelli che il vaccino se lo devono fare per forza. Il sottosegretario alla Sanità Andrea Costa, per esempio, ieri ha auspicato l'obbligo vaccinale per alcune categorie senza specificare gli ideali destinatari. Guido Rasi, consigliere del commissario straordinario al Covid in un'intervista al Giornale aveva già suggerito invece un allargamento dell'obbligo per tutti coloro che entrano a contatto con il pubblico. E le categorie nel mirino sono diverse. Militari, vigili urbani, poliziotti, pubblici dipendenti che stanno a contatto diretto con il pubblico, personale viaggiante sui treni, cassieri dei supermercati. La logica di una stretta nel caso di un'impennata di contagi non è punitiva, ma scientifica: se il virus si mette a circolare in modo preoccupante (siamo già oltre l'Rt 1) un neovaccinato che sta a contatto con la gente riduce enormemente la circolazione del virus, visto che il tampone fatto ogni 48 ore richiesto per il green pass non è altrettanto attendibile. Dunque, qualche decina di migliaia di persone immunizzate potrebbero fare da barriera protettiva per la collettività. E far aumentare la percentuale dei vaccinati nel nostro Paese. Del resto, la logica vorrebbe che un poliziotto che fa barriera o riceve sputi e insulti dalla folla dei No vax avesse, oltre all'elmetto, anche una protezione vaccinale. Ma la realtà è che su 16mila agenti solo 1.500 hanno deciso di vaccinarsi dopo l'introduzione del green pass. Gli altri resistono stoicamente a suon di tamponi che il sindacato Coisp vorrebbe far durare ben 96 ore.

Purtroppo certe anomalie sono sotto gli occhi di tutti (il controllore No vax che controlla il green pass sui treni) e cresce l'insofferenza della popolazione ligia alle regole. Così come quella dei medici. Che chiedono di blindare i no vax, in stile Austria. Per il virologo Fabrizio Pregliasco, «il lockdown per i non vaccinati potrebbe essere anche in Italia una soluzione per contrastare la nuova ondata del virus». Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, suggerisce provocatoriamente manifestazioni on line (Mad) e caldeggia l'idea di premiare i vaccinati: «Andrebbero limitate le attività non necessarie legate al tempo libero e allo svago; quindi, escluso il lavoro, la spesa e la salute, vieterei il ristorante, il bar, il cinema e il teatro, poi lo sport e i concerti: o ti vaccini o non partecipi a queste attività. In questo modo mettiamo in sicurezza questi luoghi e incentiviamo alla vaccinazione chi è ancora indeciso o scettico».

Ritocchi necessari al green pass anche per Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma: «È evidente che nei confronti dei no vax alcune misure restrittive vanno prese.

È arrivato il momento di rivedere il modello green pass: serve una stretta anche su questa certificazione e andrebbe rilasciata solo a chi si vaccina o a chi è guarito».

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