Omicron e il nuovo gene: "Più simile all'influenza". Ma dovremo vaccinarci

Lo studio internazionale. L'ipotesi: un virus più contagioso ma meno severo. Con cui convivere

Omicron e il nuovo gene: "Più simile all'influenza". Ma dovremo vaccinarci

Nonostante i casi in aumento per l'alta contagiosità di Omicron, un barlume di speranza sembra arrivare da una ricerca internazionale ancora in preprint, cioè in attesa di valutazione: la nuova variante avrebbe acquisito una porzione del virus del raffreddore comune. «Ecco spiegato perché darebbe quadri clinici più lievi, rispetto alla Delta, molto simili al raffreddore - evidenzia Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova su Facebook -. Omicron, grazie a questa aggiunta di materiale genetico del virus del raffreddore, è più umana e meno animale rispetto al SarsCoV2 iniziale. Per questo sfugge più facilmente al nostro sistema immunitario, che non la riconosce come totalmente estranea. Si tratta di una ricerca molto interessante che, se confermata, dimostrerebbe per la prima volta - sottolinea - che il virus del Covid si sta spontaneamente indebolendo, perdendo la sua forza iniziale di causare malattie gravi. A questo punto c'è quasi da sperare che la Omicron soppianti la Delta e le altre precedenti varianti. Sarà anche forse più contagiosa ma se assomiglia così tanto al raffreddore».

I ricercatori, provenienti dagli USA, India e Canada hanno confrontato le mutazioni di Omicron con precedenti varianti e tutti i 1.523 lignaggi SARS-CoV-2, che costituiscono 5,4 milioni di genomi del virus. La proteina Spike di Omicron ospita 37 mutazioni, che includono 6 mutazioni di delezione, una mutazione di inserzione e 30 mutazioni di sostituzione, simili alle altre varianti, tuttavia si è scoperto che la mutazione di inserzione (ins214EPE) non è stata precedentemente osservata in nessun altro lignaggio SARS-CoV-2. «Sono state segnalati pazienti Covid-19 infettati anche da coronavirus stagionali come HCoV-229E26. La ricombinazione è stata osservata nel contesto della coinfezione simultanea con virus che infettano le stesse cellule ospiti - scrivono i ricercatori- Vediamo che i recettori di SARS-CoV-2 (ACE2) e HCoV-229E (ANPEP) sono co-espressi nei tessuti gastrointestinali (ad esempio, enterociti) e respiratori (ad esempio, cellule ciliate respiratorie)», dove avverrebbero le mutazioni di inserimento dei genomi.

Per il professor Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, si tratta di «un interessante articolo che, se confermato, ci dà idea di possibili coinfezioni che sembrerebbe diano un risultato meno pesante di aggressività del virus». Un'ipotesi espressa l'altro giorno anche da Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), basandosi sui sintomi lievi, causati dalla variante: «Se si confermasse davvero più trasmissibile ma meno aggressiva, potrebbe essere l'adattamento di Sars-CoV-2 che aspettavamo». Già uno studio tedesco del 2016 sulla rivista Pnas aveva scoperto che la MERS entrava principalmente nelle cellule umane, attraverso lo stesso recettore utilizzato dal comune virus del raffreddore HCoV-229E ma che il sistema immunitario era in grado di difendersi.

Intanto i dati del Centro europeo Ecdc riportano 167 casi totali in 17 paesi, di solito asintomatici o con sintomi lievi e nessun decesso. Ma i numeri dei contagi sembrano però crescere soprattutto in Sudafrica (3milioni) e molte nazioni stanno inasprendo le restrizioni in vista del Natale come l'Irlanda mentre gli scienziati chiedono al governo inglese di alzare la soglia di attenzione, anche perché la metà dei casi di Omicron è stata rilevata in persone completamente vaccinate.

Da qui probabilmente la necessità per il futuro di una serie di richiami a cadenza come accade oggi per frenare l'influenza, probabilmente con un vaccino unico già in studio. Ciò potrebbe rendere nel tempo molto più semplice la convivenza con il Sars-Cov-2, forse molto contagioso ma poco aggressivo per i vaccinati.

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