Politica

Ossessione Mussolini. La sua foto al ministero agita (ancora) la sinistra

Rimossa dopo le proteste. Giorgetti: "C'è pure a Palazzo Chigi". La Russa: è cancel culture

Il ritratto di Mussolini a Palazzo Chigi
Il ritratto di Mussolini a Palazzo Chigi

Una foto di Mussolini esposta al Mise, ospitato in un edificio-simbolo di Marcello Piacentini, vera archistar fascista. Con il clima attuale e le polemiche per il governo che sta per arrivare, difficile immaginare che la cosa potesse non far rumore.

E infatti, da quando su La7, venerdì scorso, Alessandra Sardoni ha dato la notizia della presenza nel luogo istituzionale dell'improvvido ritratto, è partita la caccia: chi ha messo al Mise la foto di Benito? A chiederselo, all'inizio, è stato il direttore del TgLa7, Enrico Mentana, tra giochi di parole («Qualcuno la Mise») e ironia: «Diranno che è lo zeitgeist, lo spirito del tempo». Mussolini non è solo, va detto. Accanto alla sua immagine, che trova spazio perché nel 1932 era stato ministro delle Corporazioni, ci sono anche quella di tutti gli altri titolari di quel dicastero, compreso Luigi Di Maio, per capirci.

Lo zeitgeist, insomma, non c'entra. L'iniziativa è del governo Draghi. E la galleria di foto è solo una delle «installazioni» per celebrare i 90 anni del palazzo, che il 12 di questo mese ha ospitato la presentazione di un libro d'arte sull'edificio, alla presenza del ministro uscente, Giancarlo Giorgetti, e dell'ex presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. La polemica, complice il week end, nonostante le frecciatine di Mentana, è decollata solo all'inizio di questa settimana, e a far rumore è stata, ovviamente, esclusivamente la presenza della foto del primo inquilino di Palazzo Piacentini in ordine di tempo.

Primo a riaccendere la questione, ieri, l'ex titolare del Mise nel secondo governo Prodi, Pier Luigi Bersani. «Mi giunge notizia che al Mise sarebbero state esposte le fotografie di tutti i ministri, Mussolini compreso», dice su Twitter l'ex segretario Pd. «In caso di conferma, chiedo cortesemente di essere esentato e che la mia foto sia rimossa», conclude. A caricare i toni provvede il dipartimento Funzione pubblica della Cgil, che reputa «atto gravissimo oltre che deplorevole» l'aver appeso Mussolini al muro del Mise, e ne chiede l'immediata rimozione avvertendo: «Non saremo disposti a tollerare nessuna possibilità di resuscitare fenomeni di apologia fascista».

A quel punto a riportare la calma, o almeno a provarci, arriva Giorgetti. Che spiega come in quella galleria di immagini «ci stanno tutti i ministri», e che «ahimè Mussolini è stato il primo ministro delle corporazioni». Il tutto mentre il Mise, in una nota, annuncia la rimozione della fotografia «per evitare polemiche e strumentalizzazioni». Ma aggiunge che «il ritratto di Mussolini è anche a Palazzo Chigi nella galleria dei presidenti del Consiglio». Un dettaglio del quale, chiosa Giorgetti, «nessuno s'è accorto». Sul punto alza la voce il segretario di Si Nicola Fratoianni, che sulla foto del duce nella sede del governo taglia corto: «Male, molto male, si colga l'occasione per toglierlo anche da lì».

E quando il caso sembra tornare a sgonfiarsi, Ignazio La Russa, ai cronisti che gli chiedono un commento sulla foto, replica così: «C'è anche al ministero della Difesa, c'è scritto anche al Foro Italico: che facciamo cancel culture anche noi?». Ovviamente, la bufera torna a scatenarsi. «Quando si parla del Duce, La Russa la prende sul personale», commenta Arturo Scotto di Articolo 1, «la maturazione istituzionale a destra resta lontana».

E mentre il senatore dem Dario Parrini replica al presidente del Senato che «è questione di decenza» su Twitter, tra battutacce di ogni segno, cancel culture diventa hashtag di tendenza.

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