Il tramonto demografico italiano è più di uno spauracchio. Gli Stati Generali della Natalità, organizzati a Roma ieri ed oggi, presso l'Auditorium della Conciliazione, rappresentano un'occasione per ragionare sugli strumenti. Quelli che servono al Belpaese per non scomparire. Perché di questo, in buona sostanza, si sta parlando. Gli ospiti e i relatori della due-giorni sono tutti gli attori principali della scena politica (e non solo). Oggi saranno sul palco Giorgia Meloni e papa Francesco. Sono previsti saluti ed interventi. Entrambi, da tempo, avvertono l'Italia e l'Europa sull'imminente declino statistico-identitario. Bergoglio, nel 2021, ha definito la denatalità «una tragedia», senza mezzi termini. Il governo Meloni, già con i primi provvedimenti, ha dimostrato di porre la demografia al primo posto. E di voler invertire la tendenza che vede nell'immigrazione l'unica soluzione. Lo ha rimarcato il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, uno degli ospiti di ieri, spiegando come la volontà di «salvare cultura e lingua» non abbia nulla a che fare con il razzismo. Lollobrigida ha anche ribadito come su questo tema la politica debba «fare squadra».
Del resto, i dati sciorinati durante la giornata d'esordio fanno riflettere. Il calo di nascite (per l'Istat, nel 2050, l'Italia avrà 5 milioni di abitanti in meno rispetto a oggi) ha il deserto come conseguenza. E non è solo una questione bioetica. «C'è anche la possibilità di quantificare l'impatto che ne deriva: da qui al 2042 con gli attuali tassi di fecondità, il nostro Paese rischia di perdere per strada percentuali di Pil pari al 18%», ha spiegato il ministro dell'Economia. Dietro l'angolo, c'è l'impoverimento. Il quadro disegnato dal ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara non è da meno. «La stima dell'impatto demografico sulla scuola per il prossimo anno scolastico 2023/24 è di 130mila studenti in meno», ha osservato. La freddezza delle cifre chiarifica la portata del fenomeno. «Siamo al record negativo di 393 mila nascite a fronte di 700 mila morti», ha fatto presente il presidente della Fondazione per la Natalità, e padrone di casa, Gigi De Palo. «Se non cambia qualcosa, tra qualche anno, crollerà tutto. Le aziende? Già oggi fanno fatica a trovare lavoratori, figurarsi tra qualche anno», ha aggiunto De Palo in apertura di evento. Poi, in corso d'opera, a lo scambio tra Matteo Salvini, leader della Lega, ed Elly Schlein, neo-segretaria del Pd. In un clima di concordia (almeno in questo ambito), il segretario del Carroccio ha lanciato la proposta di «prevedere una detrazione di 10 mila euro ogni figlio penso che metta d'accordo tutti». «É uno degli obiettivi che ci siamo proposti», ha chiosato Salvini. Per la Schlein, un fattore rilevante è la precarietà femminile. La leader dem ha mischiato la questione con la protesta degli studenti in tenda: «Si possono fare politiche abitative per le giovani coppie con contributi per acquisto e ristrutturazione di case», ha affermato.
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, dopo aver ribadito le ragioni del «no» alla maternità surrogata e all'utero in affitto («non è un atto d'amore»), ha aggiunto che «far scomparire la società italiana nel mondo è un grave danno, anche economico». A margine, poiché il ministro Lollobrigida ha usato l'espressione «etnia italiana», vanno segnalate le consuete critiche benpensanti. «Non siamo nel 1923», ha detto la Picierno.
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