Quirinale

Dal Pd a Sciarra, usano il Colle per ostacolare il premierato

Il presidente della Consulta e la Schlein fanno appello a Mattarella contro la riforma su cui però ha già messo la firma

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Fastidio no, perché ormai ad essere messo in mezzo Sergio Mattarella «si è abituato». Ma insomma, dopo gli ultimi tentativi di arruolarlo, adesso sul Colle si registra stupore e anche un pizzico di «imbarazzo». Prima Silvana Sciarra, presidente della Corte Costituzionale, contraria alla riforma perché, sostiene, «c'è il rischio di intaccare la funzione di garanzia del capo dello Stato». Poi Elly Schlein, che definisce «pericoloso» il premierato. «Giorgia Meloni vuole comandare, non governare, perciò intende indebolire il presidente della Repubblica».

La linea del Quirinale sulla vicenda non è cambiata: silenzio tombale e rispetto assoluto del dibattito politico, del resto si tratta di una materia «di esclusiva competenza parlamentare». Ogni parola potrebbe essere interpretata e usata in modo strumentale. Ogni tirata di giacca va evitata.

Ogni sospetto, anche vago, di ingerenza va neutralizzato. E invece a riagitare le acque ecco l'intervista della Sciarra al Corriere della Sera, seguita a ruota dalle dichiarazioni della segretaria del Pd a Mezz'ora e a Radio 24: sembra quasi che Mattarella voglia mandare messaggi, che parli attraverso la quarta carica della Repubblica, che faccia sponda con l'opposizione per frenare una riforma che riduce alcuni dei suoi poteri.

Ebbene è un triplo errore, spiegano dal Colle. Primo, il capo dello Stato ha già messo la prima firma sotto la legge del premierato, autorizzando così l'esame della legge alle Camere. Secondo, se Mattarella ha dire qualcosa, in genere la dice.

Terzo, al di là di come la pensi personalmente, è assurdo, lunare supporre che il presidente si esponga adesso, con il dibattito appena iniziato: l'iter sarà lunghissimo e travagliato, ci saranno correzioni, voti, doppie letture, mediazioni.

Perché scoprirsi su un testo provvisorio? Al momento la riforma costituzionale è soltanto una nebulosa lattiginosa, una galassia misteriosa e lontana anni luce dal pianeta Q.

Certo, resta agli atti il duro no di Silvana Sciarra. «Il punto più delicato - dice - è mantenere un equilibrio tra i poteri che non attenui le funzioni di garanzia del capo dello Stato. Il professor Enzo Cheli, già vicepresidente della Corte, ha posto il problema della compatibilità con la prima parte della Carta». E ancora: «Il presidente della Repubblica Mattarella rappresenta l'unità nazionale e come tale è percepito anche fuori dall'Italia». Non gli possiamo certo «sottrarre attribuzioni».

E la Schlein è d'accordo. «Il presidente del Consiglio si troverebbe ad avere più forza e non sarebbe nominato dal Quirinale. Una legge che scardina il bilanciamento dei poteri. Al contrario, il capo del governo diventa un capo assoluto, una persona soltanto, che decide della vita del Parlamento». Non manca un riferimento al fascismo. «Un'esperienza che in Italia abbiamo già fatto e non è andata bene...».

Ora tocca alle Camere. «Se vogliamo lavorare sulla stabilità degli esecutivi, noi avevamo proposto la sfiducia costruttiva.

Disposti a collaborare, ma non hanno accolto nessuna nostra proposta, l'unico loro obbiettivo è coprire i buchi della manovra».

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