Cronache

"Pensavo fossero ladri". Spara sei colpi di pistola e ammazza due ragazzi

I giovani erano in auto dopo una partita di calcetto. Arrestato l'uomo che ha fatto fuoco

"Pensavo fossero ladri". Spara sei colpi di pistola e ammazza due ragazzi

La telefonata arriva ai carabinieri poco dopo l'una di notte: «Correte, ho sparato a due ladri».

No, non erano «ladri». Erano semplicemente due studenti che avevano appena finito di giocare a calcetto e stavano tornando in auto verso casa. Uno di loro indossava ancora i pantaloncini usati durante la partita e, forse, proprio per questo gli amici si erano fermati un attimo, considerato che le norme anti-Covid sconsigliano l'utilizzo degli spogliatoi.

A bordo della vettura c'è dunque la coppia di amici. La macchina parcheggia ai bordi del marciapiede, in prossimità della villetta di Vincenzo Palumpo, 53 anni, autotrasportatore, che abita in via Marsiglia, una stradina isolata alla periferia di Ercolano (Napoli).

Tanto basta però all'uomo per «convincersi» che a bordo di quella auto «sospetta» ci siano «due ladri».

Palumbo «crede» di essere in pericolo; «crede» che lui e la sua famiglia (moglie e due figlie) rischino qualcosa di brutto. Ma «crede» male.

Al posto di guida e sul sedile del passeggero ci sono infatti solo due bravi ragazzi: Giuseppe Fusella 26 anni, e Tullio Pagliaro, 27 anni, entrambi residenti nel vicino comune di Portici. Ma Palumbo è ormai «sicuro» (non si comprende però in base a cosa) che quelli sotto le sue finestre siano dei «criminali pronti a colpire»: impugna una pistola (regolarmente denunciata, insieme con altri due fucili da caccia) e fa fuoco sei volte, non si sa ancora bene se dal terrazzo o scendendo direttamente in strada.

Sta di fatto che i proiettili spaccano i finestrini e penetrano all'interno della macchina: Giuseppe e Tullio vengono centrati in pieno. Un attimo prima di morire, il guidatore ha solo il tempo di rimette in moto e fare qualche metro. Poi l'auto finisce contro il muro. Il dramma è compiuto. A quel punto il 53enne avverte i carabinieri. Arriva anche l'ambulanza. Ma per i due giovani non c'è più nulla da fare, mentre Palumbo è sotto choc davanti ai corpi insanguinati delle vittime. Viene portato in caserma e interrogato dal pm. Ricostruisce l'accaduto, ma la sua difesa è debole: «Ho avuto paura. Temevo che volessero entrare in casa o rubare ancora una volta la mia auto»; troppo poco per evitargli l'arresto con l'accusa di duplice omicidio.

In zona nessuno ha visto nulla: l'abitazione di Palumbo è isolata e gli unici vicini che hanno udito i colpi sostengono di averli scambiati per «fuochi d'artificio». Le salme dei due ventenni sono state portate al Policlinico di Napoli in attesa dell'autopsia.

«La nostra città è sconvolta da quanto accaduto la scorsa notte nel rione San Vito - ha dichiarato il sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto -. Il mio pensiero, come sindaco e come padre, è per le famiglie colpite da questa tragedia. Ora è il momento del silenzio».

Ma una domanda è d'obbligo: perché a una persona come Palumbo era stato consentito di avere in casa una pistola e due fucili?

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