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Il pericolo non è ora: è domani

Il decreto contro i "rave party" un giorno potrebbe colpire chi lo ha scritto. Sembra un paradosso, ma il rischio c'è. Le leggi non vivono solo qui e adesso.

Il pericolo non è ora: è domani

Il decreto contro i «rave party» un giorno potrebbe colpire chi lo ha scritto. Sembra un paradosso, ma il rischio c'è. Le leggi non vivono solo qui e adesso. Non dovrebbero essere scritte seguendo il canovaccio della cronaca, perché vanno oltre, non disciplinano quello che è appena accaduto e neppure un fenomeno di moda. Sono per loro natura universali e restano, confrontandosi con il tempo che verrà. Non sono bandiere. Questo vale anche per il decreto che promette di disciplinare l'anarchia dei «rave party». È una legge che si aggiunge a leggi che già esistono, quelle fondamentali in difesa della proprietà privata, quelle contro il vandalismo, contro lo spaccio di droga, contro il disturbo di quiete pubblica. Non è detto che una legge in più serva a rendere più semplice gestire un fenomeno. Spesso non è così. Troppe norme in genere fanno solo più confusione.

La domanda che uno dovrebbe farsi è chi le userà domani, tra un anno o tra dieci e ancora più in là. Giorgia Meloni assicura che non la legge «anti rave» non verrà mai usata in modo inopportuno, per violare la libertà di espressione, di riunirsi o manifestare il proprio pensiero. Non c'è dubbio che per lei sia così. Non le appartiene. Solo che non sappiamo chi governerà in futuro, magari è qualcuno che non ha la sua sensibilità liberal democratica e non è detto che spunti necessariamente da destra. Facciamo un gioco. Siamo sicuri che l'attuale opposizione una volta al governo, non subito certo, ma un giorno più o meno lontano, rispetti i confini segnati dalla Meloni? Il vizio d'origine di questa legge è la sua quota di discrezionalità. È alta, perché ambigua e non definisce con chiarezza quando, dove, come e per chi scatta il reato. È proprio questo che dovrebbe preoccupare. Se c'è una cultura politica che in questi anni ha fatto della discrezionalità un'arte è proprio la sinistra. Si è visto. Tutto quello che accade, il giusto e l'ingiusto, il legittimo e l'illegittimo, dipendono da chi lo compie. Se sei dei «nostri» oppure no. È una cultura che oltretutto, sotto un'apparente mitezza, nasconde una vocazione autoritaria. Non ha mai smesso di dividere l'universo in buoni e cattivi. Allora proprio questo decreto può diventare uno strumento per contrastare eventi non graditi. Basta appiccicarci solo un'etichetta. Quelli sono «fascisti», quelli sono «no vax», quelli sono semplicemente sporchi e cattivi.

È questo allora il paradosso: la norma «anti rave» è di sinistra.

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