Dopo aver ignorato per anni il tema dell'inverno demografico, finalmente l'Ue apre gli occhi di fronte a uno dei principali problemi del vecchio (in tutti i sensi) continente. Partendo dalla giusta domanda di come risolvere il crollo della natalità, le istituzioni di Bruxelles arrivano a una risposta errata: servono più migranti. Il piano demografico presentato si basa su quattro pilastri: «Famiglia, giovani, anziani, migranti» e nasce con l'obiettivo di «aumentare la competitività». La prospettiva economica, pur molto importante, non è esaustiva poiché il crollo delle nascite si origina anche da motivazioni culturali con un impatto socio-culturale e identitario.
L'Italia ha uno dei tassi di fecondità più bassi in Europa con 1,24 figli per donna ma i numeri in tutto il continente sono drammatici: gli Europei rappresenteranno circa il 4% della popolazione mondiale nel 2070 rispetto al 6% di oggi con un progressivo invecchiamento. Il piano demografico nasce su impulso del Consiglio europeo e, commentando i suoi quattro pilastri, il Commissario alla Demografia Dubravka Suica spiega che le proposte sulla famiglia sono legate alle politiche sociali a tutela di chi vuole fare figli ma è sul tema dei giovani e degli anziani che emergono le prime perplessità. Nel caso delle nuove generazioni si «punta a preparare meglio i giovani europei alla sfida del digitale e del green» (una spruzzatina di green non poteva mancare) mentre per gli anziani Bruxelles si milita a un lavoro semantico non parlando più di anzianità ma di «longevity-ready».
La parte più critica del progetto è senza dubbio quella sull'immigrazione perché, spiega la Suica, «il piano per il rilancio demografico può avere i suoi primi effetti tra 25 anni. Nel breve periodo occorre fare ricorso ai migranti legali, attraverso accordi di partnership con i Paesi terzi, agevolando l'arrivo in Europa di giovani preparati».
Dietro la richiesta di nuova forza lavoro ecco il tentativo di giustificare un'immigrazione ancor più consistente. Se non si tiene in considerazione l'impatto sulla società e sull'identità europea, il piano dell'Ue rischia di rivelarsi fallimentare ancor prima di partire.
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