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Il piano Mattarella: 7 anni al Quirinale per dare segnali di stabilità alla Ue. L'intesa su Draghi

I temi in primo piano nel discorso: lotta al Covid e uso virtuoso dei soldi del Pnrr

Il piano Mattarella: 7 anni al Quirinale per dare segnali di stabilità alla Ue. L'intesa su Draghi

Questo pacco lo prendiamo. Quello no, resta qua. A mezzogiorno e mezzo, il primo atto del tredicesimo presidente della Repubblica è fare un salto a casa nuova per organizzare il contro-trasloco: un'occhiata veloce agli scatoloni ancora pieni, qualche disposizione ai trasportatori, un sorriso al bambino che lo aspetta per strada con un tricolore disegnato per lui e via, quasi di corsa, per il pranzo al Quirinale. La decisione è presa, l'appartamento dietro viale Liegi resterà aperto, ma chissà quando e quanto sarà abitato. Magari qualche weekend, i figli abitano lì dietro. E insomma, sembra un fatto privato, logistico, invece sotto c'è la scelta politica forte, di completare anche il secondo giro: altro che mandato a tempo, Sergio Mattarella vuole restare in funzione fino alla scadenza, cioè fino al 3 febbraio del 2029. Un incarico pieno, e non solo formalmente. Se dobbiamo dare un segnale di stabilità all'Europa, ha spiegato ai suoi consiglieri tutti riconfermati, ebbene, che stabilità sia. Non sono un tappabuchi, sono un presidente. Sette anni sono tanti, figuriamoci quattordici. Su questo il capo dello Stato non ha cambiato idea, sono cambiate le condizioni. Sabato mattina Mario Draghi, faccia a faccia nel suo studio, gli ha dipinto una situazione allarmante, gli ha spiegato che l'avvitamento dei partiti sulla scelta del suo successore rischiava di provocare gravi ripercussioni sui mercati, gli ha messo fretta. «Devi rimanere al tuo posto per la solidità e il bene del Paese», bisogna chiudere questo vuoto di potere subito, prima della riapertura delle borse. «Anche tu devi restare», la risposta di Mattarella, perché appunto «non ci si può sottrarI premier nominati da Mattarella capo dello Stato: Gentiloni, Conte e Mario Draghi re dai doveri a cui si è naturalmente chiamati». Dunque Sergio II, il ritorno, è «a disposizione dell'Italia». Ma bisogna prenderlo tutto e per l'intero settennato. Dal punto di vista costituzionale il mandato breve o a termine non esiste, non può nemmeno essere proposto. Poi certo nel 2013 Giorgio Napolitano che aveva un'altra età accettò con riluttanza il bis; e si sapeva che non avrebbe retto a lungo lo stress dell'incarico, infatti dopo due anni scarsi si dimise. Oggi il quadro è completamente differente, non sono le segreterie dei partiti a chiedere al capo dello Stato una proroga, ma i parlamentari ad aver imposto a leader di salire sul Colle. E Mattarella che, si fa notare, non ha negoziato la durata dell'incarico con le forze politiche, è intenzionato a mantenere il più a lungo possibile l'impegno, quindi si sforzerà «di interpretare le attese e le speranze dei cittadini». La crisi della politica sta provocando «profonda amarezza» e una «preoccupazione particolare» al presidente, che ha sempre considerato il Parlamento il cuore della vita sociale, la chiesa al centro del villaggio. C'è molta attesa dunque per il discorso del secondo insediamento, giovedì 3 febbraio, sette anni esatti dal primo. King George appena rieletto strapazzo deputati e senatori che, impallinando nel segreto dell'urna un candidato dopo l'altro, portarono il sistema istituzionale al collasso e lo obbligarono ad intervenire. Napolitano ha un carattere diretto. Mattarella, scuola dc, non è più morbido ma certo più felpato nel toni. In ogni caso non ci si aspettano schiaffoni: gli impallinatori stavolta sono stati i leader, non i parlamentari semplici. Perciò il capo dello Stato traccerà una sorta di programma della sua seconda presidenza, partendo dalle due priorità in base alle quali un anno fa ha messo in piedi il governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi. La prima è il Covid. Bisogna sostenere gli sforzi delle autorità sanitarie nella lotta alla pandemia e incrementare i successi della campagna di vaccinazione, «stiamo tuttora attraversando una grave emergenza». La seconda è la crisi economica: il Pnrr, i soldi europei del Recovery, le riforme, il tentativo dell'esecutivo di modernizzare il Paese. Poi c'è la questione più generale dell'unità istituzionale, dei principi morali e di solidarietà che ci tengono insieme. Quel «patriottismo» di cui ha parlato nel messaggio di capodanno agli italiani, che «ci fa sentire partecipi del medesimo destino» e sul quale il capo dello Stato, garante della coesione nazionale, vigilerà per altri sette anni.

Debitamente tamponati, i 1009 grandi elettori ascolteranno.

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