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"Piena di risentimento". Nuovo attacco delle toghe alla riforma della giustizia

Dopo la paginata sui quotidiani, nuovo affondo dei magistrati

"Piena di risentimento". Nuovo attacco delle toghe alla riforma della giustizia

È il giorno dell'Assemblea generale dell'Associazione nazionale magistrati (Anm). Quella che, dopo la roboante protesta a mezzo stampa di ieri contro la riforma della giustizia, sancirà gli atti concreti attraverso cui le toghe diranno "no" alla legge già approvata dalla Camera con al centro la modifica del sistema elettorale del Csm e il suo funzionamento.

Con oltre mille posti a sedere stracolmi, alla Pontificia Università San Tommaso D’Aquino Angelicum a Roma il dibattito è già iniziato, e sarà seguito nel pomeriggio dal voto sulle forme di agitazione che saranno valutate, compresa l'eventualità dello sciopero, già paventata da giorni. Per il Presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia, la riforma Cartabia "sarà inutile e credo anche dannosa" e i magistrati saranno coloro che "pagheranno il prezzo più alto" delle sue conseguenze. In attesa del voto al Senato con gli emendamenti che verranno presentati specie da alcuni partiti come FdI e Italia Viva (i primi in Aula hanno votato contro, i secondi si sono astenuti), il rischio sempre più concreto è che vista la rumorosa insoddisfazione delle toghe possa aprirsi una nuova stagione di conflitto tra politica e magistratura come ai tempi di Tangentopoli.

I magistrati, infatti, considerano una "ritorsione" alcuni punti cardine della legge, come la separazione delle carriere e i criteri di valutazione delle performance delle toghe. "È piena di risentimento - ha aggiunto il segretario del "sindacato" dei magistrati Salvatore Casciaro (Magistratura Indipendente) -. Permeata da logiche aziendalistiche e che mira all’efficienza e pensa ai tribunali come a catene di montaggio, che forniscono, possibilmente in tempi rapidi, un prodotto, poco importa se sia o meno di qualità. Una riforma che altera profondamente il modello costituzionale di giudice".

Un'intenzione peraltro non da poco, viste le lungaggini della giustizia italiana. Ma ciò che Casciaro dice di temere maggiormente è l'influenza o la pressione indebita sui giudici da parte della politica: "Un nuovo sistema di valutazione dei giudici e un fascicolo personale di performance possono essere in contrasto con le norme europee e indebolire l’indipendenza del singolo giudice".

Strali carichi d'ira, insomma, quelli scagliati contro ministro della Giustizia che ha preferito non rispondere all'invito a partecipare inoltrato dall'Anm incaricando ad assistere il suo capo di gabinetto Giovanni Piccirillo. Il profilo basso scelto dalla Cartabia sarebbe giustificato, secondo un messaggio inviato all'Assemblea, non per disattenzione o disinteresse, ma per rispetto della discussione in corso. Presenti i parlamentari Bongiorno, Costa, Rossomando e Sarti che hanno invece accolto l’invito dell’Anm. E proprio da Costa di Azione, che ieri si era scagliato sui social contro il paginone di protesta acquistato sulla stampa dall'Anm ("Parlano di 'legge per intimidire i magistrati'. Di fronte a questa incredibile reazione ad essere intimiditi siamo noi") è arrivato l'invito a "non drammatizzare", mentre Luca Palamara, sull'ipotesi dello sciopero, ha detto: "Il rischio è che non venga capito dai cittadini".

Dalla conferenza programmatica di Fratelli d'Italia al Mico di Milano, è arrivata anche il parere di Carlo Nordio. L'ex magistrato, che in questo senso condivide la linea del partito della Meloni, ha detto: "Non mi convince. Capisco che sia un passo coraggioso e anche innovativo ma non servirà a nulla. Innanzitutto perché le correnti si ripartirebbero le circoscrizioni in via anticipata a seconda delle divisioni del potere come hanno fatto i politici nel 1994 quando si sono divisi le circoscrizioni elettorali".

Dopodiché: "l'unico sistema per rompere il cordone ombelicale tra gli elettori e gli eletti è il sorteggio ma il sorteggio presuppone ovviamente una revisione costituzionale".

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