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Pm a orologeria, in manette il fratello di Donzelli. Renzi: "Conosco i giudici, metodo esagerato"

Arrestato per bancarotta fraudolenta. Giovanni è vicino alla presidente di Fdi

Pm a orologeria, in manette il fratello di Donzelli. Renzi: "Conosco i giudici, metodo esagerato"

Incredibile come la macchina della giustizia accenda sempre il motore nei momenti più cruciali della vita del Paese. Ieri, giorno dell'elezione del presidente del Senato, dove l'ha spuntata il fratello d'Italia, Ignazio La Russa, un altro fratello d'Italia, il deputato fiorentino Giovanni Donzelli, forse l'uomo più vicino alla futura presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nonché fedele consigliere (è responsabile organizzativo del partito) e papabile futuro sottosegretario, è stato colpito nei suoi affetti. E guarda caso c'è sempre di mezzo la famigerata procura di Firenze che tanto ha fatto parlare di sé in questi anni soprattutto per le grane giudiziarie a carico della famiglia Renzi.

E proprio Renzi commenta così: «I pm di Firenze hanno mandato in carcere il fratello di un importante parlamentare di Fdi. La misura sembra sproporzionata rispetto alla pericolosità sociale del presunto reato. Ma conosco bene quei pm e il loro metodo di lavoro», dice. Poi lo schiaffo a Donzelli: «Lui ha strumentalizzato la mia vicenda in modo becere. Io non lo farò su di lui perché sono un vero garantista».

Un'inchiesta per bancarotta fraudolenta, diretta dalla pm Christine Von Borries, su presunti prestanome e alcuni professionisti che avrebbero formato una vera e propria «squadra di intervento per l'ultimo miglio, prima della dichiarazione di fallimento di certe società o aziende, non già per individuare soluzioni legittimamente meno dannose per la società avviata alla procedura concorsuale (e per l'imprenditore), bensì per nascondere le distrazioni, occultare il dissesto, compiere ulteriori atti distrattivi».

E tra gli arrestati in carcere c'è anche Niccolò Donzelli, appunto fratello del deputato Fdi, proprio nel giorno più delicato dopo le elezioni. Gli inquirenti gli contestano ben 14 episodi di distrazione, commessi col tramite dei professionisti indagati. Disposto per lui anche un sequestro di oltre 170mila euro. «Ha pianificato in modo meticoloso e realizzato con incredibile determinazione la distrazione del ramo di azienda della società Aria advertising», scrive il gip. Riguardo l'altra società, Antiche tipografie srl, secondo le accuse avrebbe «cagionato il dissesto distraendo liquidità per importi rilevanti». Donzelli era presidente del cda di Antiche tipografie e di Aria advertising.

Cinque arresti, di cui due in carcere e tre ai domiciliari, e sette misure interdittive. Trentuno le imputazioni a carico di una ventina di indagati. Il giudice ha anche messo sotto sequestro beni per un valore di oltre 2,4 milioni di euro, «corrispondenti al valore dei beni distratti dalle società fallite e delle imposte sottratte».

Giovanni Donzelli ha poi dichiarato: «Voglio bene a mio fratello e confido nella sua innocenza, ho piena fiducia nella giustizia. Mio fratello non è stato mai a eventi di partito e ha un orientamento politico diverso dal mio. Chi vuole strumentalizzare la vicenda perde tempo».

Un tempismo perfetto.

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