Guerra in Ucraina

La politica in allarme sui tempi della guerra. I timori di Mattarella: "Rischi terribili"

Dopo oltre 100 giorni non ci sono spiragli di pace. E sull'esecutivo pende il voto del 21

La politica in allarme sui tempi della guerra. I timori di Mattarella: "Rischi terribili"

Cento giorni e non è aria che finisca presto. Diventeranno mille? E quale sarà il prezzo per l'umanità? Si, questa guerra è davvero «scellerata», scrive Sergio Mattarella in un messaggio per la giornata mondiale dell'ambiente, può portare a «conseguenze terribili» e al rischio di «crisi umanitarie gravissime» e al momento proprio non si vede una svolta, un rallentamento, uno spiraglio. E quindi adesso c'è preoccupazione nelle parole del capo dello Stato, che un po' è la stessa che serpeggia nel governo, umori e timori che si possono riassumere in una domanda. Inflazione, bollette, ripresa economica strozzata: quanto tempo potremo reggere? Certo, la posizione politica di Roma non cambia, il presidente condanna ancora una volta «l'aggressione della Federazione Russa all'Ucraina», Mario Draghi conferma ogni giorno l'aiuto anche militare a Zelensky e il lavoro comune con Ue e Nato, le armi continuano a partire. Ma insomma, una soluzione va trovata. Presto.

Il 2 giugno, festa della Repubblica, mentre i soldati sfilavano per i Fori Imperiali, Mattarella ha spiegato come l'Italia sia «impegnata per la pace». Lorenzo Guerini conferma la linea. «Dobbiamo proseguire a sostenere l'Ucraina, così come abbiamo fatto, insieme agli altri Paesi europei e alla comunità internazionale in questi cento giorni». Però, aggiunge il ministro della Difesa, «dobbiamo nel contempo rafforzare tutte le ipotesi di confronto per arrivare a far cessare le ostilità e impostare un negoziato che sia vero». Tenendo conto, beninteso, «che c'è un aggressore e un aggredito» e che «sta a Kiev stabilire quale sarà il contenuto della pace».

Dunque non solo gli amici di Putin, anche l'ala atlantista della coalizione spinge verso l'apertura di una trattativa. «Se c'è bisogno di parlare con tutti, russi compresi, io lo faccio a testa alta», dice Matteo Salvini che ha cancellato il viaggio a Mosca ma tiene il punto. E Giuseppe Conte attacca: «Basta con l'escalation militare, vogliamo che Draghi sia protagonista in Europa non per proporre la pace, per imporla». Persino Enrico Letta sostiene che «meglio una pace non completamente giusta a un proseguimento della guerra».

Posizioni note, distinguo dettati da motivi interni, fisiologiche agitazioni di una maggioranza strana, che però stavolta possono provocare qualche problema al premier. Il 21 appuntamento al Senato, dove è in programma il dibattito e il voto sulle dichiarazioni di Draghi prima del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. Poi il 22 toccherà alla Camera. «Un passaggio parlamentare rischioso», l'ha definito Giancarlo Giorgetti. I Cinque Stelle sono particolarmente frizzanti: voteranno contro il governo? Da Palazzo Chigi filtra un misto di fermezza e di disponibilità al dialogo, ma solo fino a un certo punto: cercheremo un'intesa sui testi però non ci faremo commissariare o dettare la linea. L'Italia lavora insieme alla Ue per il cessate il fuoco e per riaprire i porti del grano, tuttavia non intende tradire gli impegni presi a livello europeo e di alleanza atlantica.

Il M5S giura di non puntare a una crisi, solo a «un indirizzo sulle spedizioni delle armi». Il presidente del Consiglio potrebbe in aula comunque avere l'appoggio di Fratelli d'Italia, che dall'inizio della guerra hanno condiviso l'atteggiamento atlantista del governo. Forse non ce ne sarà bisogno. Forse nessuno ha la forza di far cadere il governo ora, con Bruxelles che comincia a starci addosso per il debito, con il pericolo di vedere sfumare diverse decine di miliardi di finanziamenti del Pnrr. «Il momento è delicato e io confido che il Parlamento possa esprimere la massima compattezza», prevede Luigi Di Maio. Quanto alla questione guerra o pace, pure il ministro degli Esteri apre. «Il vero tema è quello di riavviare il negoziato.

C'è stato il tentativo della Turchia di far parlare Zelensky e Putin, però sono sincero, la strada è in salita».

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