Politica estera

Proteste e arresti, la Georgia resta nel caos. L'ombra del Cremlino e i timori di Usa e Ue

Altra notte di scontri davanti al Parlamento. Bruxelles: ingresso nell'Unione a rischio

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«La Georgia non è mai stata filo-Russia e non lo sarà mai». Le parole del presidente della Georgia, Salome Zurabishvili, non convincono del tutto visto il tenore delle manifestazioni di piazza (con annessi feriti e arresti) che si stanno verificando in tutto il paese dopo il via libera alla legge sull'influenza esterna voluta dal governo georgiano.

Washington infatti si dice profondamente «preoccupata» per la cosiddetta legge filorussa sugli agenti stranieri in Georgia, come annunciato dal portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, un dispositivo che potrebbe portare la repressione del dissenso e della libertà di parola, ha detto il funzionario. Due notti fa notte la capitale Tbilisi ha visto manifestanti sedati e provvedimeti restrittivi spiccati dalle forze dell'ordine. Tanto che Bruxelles ha inviato Jan Koopman, capo della direzione allargamento e vicinato della Commissione europea, secondo cui la legge sugli agenti stranieri «è un ostacolo» ai progressi di avvicinamento della Georgia all'Ue, ma la porta è sempre aperta. «C'è ancora tempo per avanzare sul percorso verso l'Unione Europea ha scritto su X - se si affronta l'ostacolo del progetto di legge sull'influenza straniera e si fanno buoni progressi sui 9 passaggi» previsti dal negoziato.

Timori sono stati espressi anche dall'Onu, per bocca dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk. «Sono preoccupato per le notizie di un uso sproporzionato della forza da parte delle forze dell'ordine contro manifestanti e operatori dei media nella capitale della Georgia , Tbilisi, questa settimana. Qualsiasi restrizione a questi diritti deve rispettare i principi di legalità, necessità e proporzionalità. L'uso della forza durante le proteste dovrebbe essere sempre eccezionale e una misura di ultima istanza quando ci si trova di fronte a una minaccia imminente».

Ma la piazza resta infiammata: centinaia di manifestanti hanno bloccato la strada che da Piazza degli Eroi conduce verso uno dei principali snodi del centro di Tbilisi, con la polizia impegnata a tenere sotto controllo la situazione e garantire il deflusso del traffico. «Bloccare la strada è vietato dalla legge», ha detto agli attivisti l'ufficiale delle forze dell'ordine presente sul posto.

Nel mezzo un dispositivo che, se votato in terza lettura, potrebbe imporre a media e organizzazioni non governative di essere registrati come «soggetti all'influenza straniera» se ricevono più del 20 per cento dei propri finanziamenti dall'estero.

Bidzina Ivanishvili, presidente onorario del Sogno georgiano, il partito di governo, ha gettato benzina sul fuoco sostenendo che l'Occidente e l'Unione europea sono «nemici, agenti stranieri, che cercano di organizzare una rivoluzione in Georgia».

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