Interni

Psicodramma dem, è tutti contro tutti per la segreteria. Le correnti in guerra per non sparire

Franceschini si schiera con Schlein e la sua Area si spacca, un trucco per contare di più al prossimo congresso: "Dario è come Dracula, ha sempre fatto così per poter restare in piedi". Bonaccini divide i lettiani, caos zingarettiani

Psicodramma dem, è tutti contro tutti per la segreteria. Le correnti in guerra per non sparire

«La generazione mia e di Bonaccini ha guidato il partito ai vari livelli dalla fondazione nel 2007 ad oggi e ora è giusto che lasci il passo». Dario Franceschini, non tanto a sorpresa, ha ufficializzato così l'indiscrezione che girava da settimane nel Palazzo: l'appoggio alla candidatura della 37enne Elly Schlein nella corsa alla segreteria del Pd.

Una scelta, quella di Franceschini, che porta la firma di sua moglie, Michela De Biase, sostenitrice della Schlein da tempi non sospetti, e che ha creato una spaccatura dentro Aredem, la corrente fondata dall'ex ministro del Mibac nel 2009. Se, infatti, le fedelissime Debora Serracchiani e Marina Sereni hanno deciso di sostenere l'ex vicepresidente dell'Emilia-Romagna, Piero Fassino, co-fondatore di Areadem, ha deciso di puntare su Stefano Bonaccini. E non è stato l'unico. A tradire Franceschini ci sono anche l'ex ministro Roberta Pinotti e l'eurodeputata Pina Picerno, oltre a un nutrito gruppo di ex margheritini. Pare che anche il potente segretario regionale del Lazio, Bruno Astorre, sia in procinto di appoggiare il governatore dell'Emilia-Romagna anche se manca ancora l'ufficialità. «Gli ex popolari come Pier Luigi Castagnetti e gli ex diessini più moderati non si riconoscono nella Schlein. C'è stata proprio una frattura politica», ci spiegano i bonacciniani. «Franceschini è un Dracula della politica. Ha bisogno di sangue fresco per sopravvivere. A ogni giro lancia qualcuno per poter restare in piedi lui. Oggi è la Schlein, in passato fu la Serracchiani», dice maliziosamente un anziano parlamentare dem, ovviamente solo a taccuini chiusi. Ma la malizia non è mai troppa quando si parla di Franceschini e, dentro il Pd, c'è chi azzarda un'ipotesi: «I franceschiniani si spaccano di proposito così, chiunque vinca, ottengono in ogni caso un discreto numero di eletti sia in assemblea che in direzione nazionale. Ma, è sempre stato così, per tutte le correnti». Il deputato Andrea De Maria, invece, individua nell'autorevolezza di Bonaccini la capacità di scardinare le correnti: «Uno dei punti che mi convince della sua proposta congressuale è spiega il parlamentare bolognese - la volontà di rompere l'ingessatura correntizia e di promuovere un vero rinnovamento del gruppo dirigente che valorizzi chi lavora sul territorio, amministratori e dirigenti politici, e chi ha dimostrato sul campo di sapere dare forza alla proposta del Pd e di vincere nelle prove elettorali». Che sia per convenienza o per bravura dei candidati, resta il fatto che una radical-chic di sinistra come la Schlein fa breccia nel cuore di un ex democristiano come Franceschini, mentre un ex renziano come Bonaccini spacca i lettiani. Se da un lato, infatti, Francesco Boccia si è schierato fino al punto da diventare il coordinatore della mozione della Schlein, gli altri tacciono. «Non ho ancora deciso. Mi pronuncerò nei prossimi giorni», dice rapidamente il braccio destro del segretario uscente, Marco Meloni. Il tesoriere del partito, Walter Verini, è altrettanto schivo: «Chi appoggio lo dirò quando sarà il momento. Intanto dice - ho promosso assieme ad altri l'iniziativa del 22 scorso». Per il momento, dunque, solo Anna Ascani, vicepresidente della Camera, pare voglia convergere sul presidente dell'Emilia-Romagna. Ma anche la sinistra dem è in crisi. Andrea Orlando non si è ancora pronunciato ufficialmente, ma una buona fetta dei membri della sua corrente, a partire da Giuseppe Provenzano, ha già scelto la Schlein. A livello locale, però, vari esponenti orlandiani sembrano puntare verso Bonaccini. Gli zingarettiani decideranno all'ultimo, ma perlopiù si sparpaglieranno come i franceschiani «per poter contare dopo». Gianni Cuperlo ha deciso di candidarsi, sebbene goda ufficialmente soltanto del sostegno del deputato piemontese Andrea Giorgis e dell'ex parlamentare Barbara Pollastrini. Per lui, così come per l'ex ministro Paola De Micheli, ci sarebbe il nodo delle firme da raccogliere per presentare la propria candidatura. «Un falso problema», ci viene assicurato da fonti vicine al Nazareno, visto che «proprio dalla segreteria nazionale partono le telefonate ai circoli locali per garantire ai singoli candidati di avere tutte le firme e le carte in regola...

».

Commenti