Guerra in Ucraina

Putin torna a parlare: "Rivolta senza futuro". Shoigu si mostra in tv. Biden: stiamone fuori

Lo Zar alla nazione: "Non sono riusciti a spaccare il Paese, i soldati Wagner entrino nell'esercito". Il presidente Usa chiama Meloni e i leader Nato: "Problemi interni"

Putin torna a parlare: "Rivolta senza futuro". Shoigu si mostra in tv. Biden: stiamone fuori

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La prima regola quando si è a capo di un regime e si è in palese difficoltà è quella di negare. Negare e magari mostrare i muscoli fingendo di avere il pieno controllo della situazione. Così Vladimir Putin dopo alcuni giorni di silenzio strategico, torna a parlare e cerca di salvare la faccia e le apparenze dopo la marcia di Prigozhin, tentato colpo di stato o no poco cambia. «La rivolta sarebbe stata comunque soffocata. Non sono riusciti a spaccare il Paese», ha tuonato lo Zar.

Un intervento a muso duro, strategico e inevitabile dopo quanto successo. Anche se forse arrivato troppo in ritardo per sembrare davvero credibile. Prima Putin infatti è sparito per qualche giorno, senza dare notizie. Poi è tornato in tv, ieri mattina, parlando però solo di ordinaria amministrazione e facendo finta di nulla. In collegamento con l'«International Youth Industrial Forum», si è limitato a parlare sviluppo e modernizzazione dell'industria che ha dichiarato essere una priorità assoluta per la Russia, sottolineando le linee guida del suo Paese su investimenti e innovazioni. Quasi fosse il presidente di uno stato «normale» in una qualsiasi giornata operativa. Ma non poteva bastare. L'immagine di uomo duro e puro che voleva far passare all'esterno del Cremlino era già stata ampiamente scalfita e indebolita sia dalla marcia dei Wagner che dalla sua gestione, tutt'altro che col pugno di ferro che lui stesso aveva promesso. E allora, ecco l'intervento serale. Breve, conciso e duro quanto basta per salvare le apparenze. «Azioni criminali» ha definito quelle «di chi ha messo in atto un ammutinamento armato». Putin ha aggiunto che «i neonazisti ucraini volevano proprio questo, che soldati russi uccidessero altri russi, che la nostra società si spaccasse, soffocasse nel sangue. Invece tutti i nostri militari, i nostri servizi speciali, sono riusciti a conservare la loro fedeltà al loro Paese, hanno salvato la Russia dalla distruzione», ha detto. Accusando indirettamente Prigozhin: «I miliziani della Wagner possono sottoscrivere un contratto per mettersi agli ordini del ministero della Difesa, tornare alle loro famiglie o riparare in Bielorussia», motivo per cui ha ringraziato il presidente-fantoccio Lukashenko che ha mediato con i Wagner. Quali saranno gli esiti di questa uscita e queli le mosse di Prigozhin è ancora da vedere.

Intanto il ministro della Difesa Shoigu, direttamente nel mirino di Prigozhin, e quello dell'Interno Lavrov si sono già mossi. Mentre si susseguono le voci di un siluramento o il rischio che venga letteralmente eliminato in perfetto «russian style», Shoigu si è rivisto in video mentre visita le truppe in Ucraina. Ma secondo gli analisti il video diffuso è precedente alla marcia di Prigozhin. Al punto che si è creato un giallo su chi abbia diffuso il filmato: il Cremlino, nel tentativo estremo di difenderlo, o molto più probabilmente lo stesso ministero, per cercare di rafforzarne un immagine mai così bassa. Sempre allineatissimo, Lavrov. «Il gruppo Wagner continuerà a operare in Mali e Repubblica Centroafricana», ha detto, aggiungendo che «l'intelligence americana sperava che il tentativo di ribellione del gruppo Wagner avesse successo», anche se ha negato un intervento diretto americano. Ipotesi confermata perentoriamente anche dal presidente americano Biden: «Non abbiamo nulla a che fare con gli eventi dello scorso weekend in Russia. Abbiamo detto chiaramente che non siamo coinvolti. È stato parte di una lotta interna al sistema russo», ha dichiarato Biden che in serata ha chiamato la premier Giorgia Meloni nell'ambito dell'aggiornamento fornito ai leader occidentali.

Quel che resta a Mosca è il sostegno di quelli che una volta venivano chiamati «stati canaglia».

Una telefonata del leader iraniano Raisi a Putin, la solidarietà della Corea Del Nord e la vicinanza della Cina con la portavoce del ministero degli Esteri che garantisce ottimi rapporti ma liquida l'incidente del gruppo Wagner come «un affare interno di Mosca». Che in ogni caso lascerà conseguenze. Al di là di chi al Cremlino fa il duro e finge che non sia successo nulla.

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