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"Quanto rosica...": la stoccata di La Russa alla Boldrini

Ignazio La Russa replica a Laura Boldrini che ancora critica Giorgia Meloni che preferisce essere chiamata "il" presidente del Consiglio

"Quanto rosica...": la stoccata di La Russa alla Boldrini

Fa ancora discutere la scelta di Giorgia Meloni di farsi chiamare "il" presidente e non "la" presidente. Nel suo intervento al Senato, Matteo Renzi ha ripreso tutto i suoi colleghi di opposizione che si sono sperticati ad attaccare il presidente del Consiglio su questo elemento, mettendone in ridicolo gli argomenti. Giorgia Meloni ha deciso di anteporre il ruolo alla persona durante lo svolgimento della sua attività istituzionale e pertanto, in accordo con quanto scritto nella Costituzione, continuerà a farsi chiamare "il" presidente.

Una rivendicazione che non va giù alla sinistra, in particolare alle femministe integraliste che oggi attaccano la Meloni su questo aspetto, accusandola di prestare il fianco al patriarcato. Ma dai microfoni di Dritto e rovescio, il programma su Rete 4 condotto da Paolo Del Debbio, è Ignazio La Russa intervenire a gamba tesa sul tema, sottolineando come gli attacchi strumentali, inutili e pretestuosi della sinistra nei confronti di Giorgia Meloni non possano essere presi sul serio, tanto meno su questo tema. "Ma quanto rosica, non si fanno una ragione. Poi su uso maschile e femminile... Vorrebbe capatrena... Che non siano contente lo capisco, capisco meno l'incapacità di rispondere a tesi con altre tesi, invece di criminalizzare le nostre", ha detto il presidente del Senato.

Ignazio La Russa ha parlato in scioltezza nel programma di Rete 4, svelando anche un retroscena sul suo primo incontro con Giorgia Meloni: "La prima impressione di Giorgia Meloni? Che era molto carina, un pò bassina, ma una bella ragazza, simpatica. Poi non ci è voluto molto a capire che Giorgia Meloni aveva dei numeri in più...". Quindi, ha raccontato la nascita di Fratelli d'Italia: "Non ci ponevamo limiti. Una cosa sì, volevamo che il pensiero della destra politica fosse messo al sicuro. Nel Pdl ci sentivamo in una casa non più nostra: con quella scelta mettemmo in salvo la destra politica italiana".

La polemica contro Giorgia Meloni non si limita esclusivamente all'articolo che ha scelto per la sua carica. C'è stato anche chi l'ha criticata per aver indossato un paio di eleganti sneakers per salire a Palazzo Chigi prima della cerimonia della campanella, chi l'ha accusata di voler nascondere la femminilità indossando tailleur con i pantaloni. Ciò che emerge con maggiore forza è che tutti questi attacchi arrivano da chi pretende di dare lezioni di democrazia e di libertà, invocando pari diritti per tutti. Che evidentemente non valgono per tutti ma solo per chi non è di destra o non è Giorgia Meloni.

Lo stesso presidente del Consiglio, nelle repliche alla Camera dopo la discussione sul voto di fiducia, ha messo in evidenza le contraddizioni e le pantomime della sinistra negli attacchi scomposti alla sua persona. In particolare, Giorgia Meloni si è rivolta direttamente a Debora Serracchiani, che durante il suo intervento aveva dichiarato di sperare che "l'idea che questo tetto di cristallo che si è rotto non si richiuda con una politica, che ci sembra di scorgere, vuole le donne un passo indietro agli uomini e dedite solo alla famiglia e ai figli".

Perentoria la replica del premier: "Onorevole Serracchiani, mi guardi: le sembra che io stia un passo dietro agli uomini? Non so da che cosa lei abbia evinto questa lettura me le debbo dire che non la condivido".

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