Elezioni politiche 2022

La rabbia di Di Battista. "Grillo padre-padrone. Il M5s non mi ha voluto"

Lo sfogo dopo la non candidatura: "Anche Fico contro di me. Creo un'associazione civica"

La rabbia di Di Battista. "Grillo padre-padrone. Il M5s non mi ha voluto"

Alessandro Di Battista se la prende con Beppe Grillo e Rocco Casalino con il Grande Fratello, ma entrambi non si sono candidati perché sono rimasti vittime delle sportellate dei parlamentari uscenti in cerca di un seggio blindato. A meno di una settimana dall'inizio del voto on line per scegliere chi farà parte delle liste delle prossime elezioni politiche, nel M5s è in corso una battaglia all'ultimo sangue per assicurarsi un posto al sole che possa garantire l'elezione alla Camera o al Senato.

Il piatto stavolta si preannuncia tutt'altro che abbondante, come dimostrano gli scarsi numeri delle autocandidature. Tra gli attivisti e i referenti sul territorio prevalgono la disaffezione e la rassegnazione per una lotteria dove è difficile beccare il biglietto vincente. Restano le faide tra i parlamentari uscenti al primo mandato. Tutti indaffarati a trafficare per assicurarsi il posto migliore in lista. Particolarmente ambite le caselle del proporzionale al Sud. E così Di Battista e Casalino sono stati costretti al passo indietro.

«Ho parlato con Conte e ho compreso che ci sono molte componenti nell'attuale M5S che non mi vogliono. Da Beppe Grillo passando per Roberto Fico: non mi vogliono, per una serie di ragioni», attacca l'ex deputato in un video postato sui social. Dibba spara su Grillo, Luigi Di Maio e Fico, «i principali promotori dell'entrata del Movimento nel governo Draghi». Le parole più affilate sono riservate al Garante: «Non mi fido di Beppe Grillo, che fa ancora, in parte, da padre padrone. E io sotto Beppe Grillo non ci sto». Dibba conferma quanto riportato ieri dal Giornale sul confronto schietto avuto con Giuseppe Conte, comprese le divergenze in politica estera: «Su alcune posizioni abbiamo idee molto diverse, io non sono un atlantista e non credo minimamente all'efficacia delle sanzioni (alla Russia, ndr), mai e poi mai avrei votato per l'invio di armi all'Ucraina». Poi smorza le tensioni: «Conte è un galantuomo, credo che abbia veramente a cuore l'interesse del Paese». L'ex deputato parla anche del passato: «Mi impedirono di fare il capo politico nonostante avessi preso il triplo dei voti di Di Maio», definito «ducetto».

La ricostruzione di Di Battista è parziale. Grillo era perplesso, Conte temeva di essere oscurato. E però i veri sabotatori della sua candidatura sono da ricercare tra i parlamentari che sgomitano per bissare la poltrona. Sono loro, insieme agli esclusi del doppio mandato, ad aver fatto pressioni su leader e fondatore per stoppare le candidature più ingombranti. «Noi ci siamo fatti il mazzo per anni e diamo il seggio a Di Battista, uno che entra e esce dal M5s come gli pare», è la voce che arriva dai gruppi. Con Dibba dentro si sarebbero ribellati anche Fico e Paola Taverna, costretti a stare fuori dal Parlamento per la regola dei due mandati. E avrebbero masticato amaro i vicepresidenti Alessandra Todde, Mario Turco, Michele Gubitosa e i nuovi volti televisivi come Vittoria Baldino e Francesco Silvestri. Di Battista ora ha davanti due strade. O aspetta Conte al varco del flop elettorale per sfilargli il M5s oppure fa qualcosa di nuovo. «Creerò un'associazione civica», annuncia l'ex deputato. Che ora potrebbe dialogare con Davide Casaleggio, con il quale non ha mai tagliato i rapporti. Rocco Casalino, invece, continuerà a occuparsi della comunicazione del M5s. «Nonostante siano passati 22 anni dalla mia partecipazione al Grande Fratello il mio nome continua a essere ancora ghiotto per chi vuole infangare non tanto me, ma il M5s», dice Casalino al Corriere della Sera. Che parla di una decisione maturata dopo quattro notti insonni.

Ma la verità è che i posti sono pochi e i parlamentari non vogliono dare spazio alle star del grillismo.

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