La rabbia e i timori di Washington. "Una vergogna, stop alle armi". Ma il premier pakistano Sharif: "Abbiamo il diritto di reagire"

La Casa Bianca invita a "fermare gli scontri", però sembra aver perso la sua influenza su Islamabad

La rabbia e i timori di Washington. "Una vergogna, stop alle armi". Ma il premier pakistano Sharif: "Abbiamo il diritto di reagire"
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L'escalation tra India e Pakistan, la più grave degli ultimi vent'anni, si è trasformata in uno scontro militare durante la notte, con i due eserciti che si sono scambiati colpi di artiglieria lungo il confine conteso in Kashmir, portando a immediate offerte di mediazione da parte di Pechino e Londra, mentre Ue, Nazioni Unite, Mosca, Washington e Parigi chiedono moderazione. Il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif afferma che l'India ha condotto attacchi «vigliacchi» in cinque località del territorio amministrato da Islamabad, avvertendo che il suo Paese ha tutto il diritto di reagire con la forza a questo «atto di guerra». All'Onu ha informato il Consiglio di Sicurezza che si riserva il diritto di «rispondere in maniera appropriata a questa aggressione in linea con il diritto di autodifesa sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, nel momento e luogo che riterrà opportuno». Mentre fonti diplomatiche del Palazzo di Vetro riferiscono che vuole un monito forte della comunità internazionale, e in particolare di potenze come Cina e Stati Uniti.

Il presidente americano Donald Trump ha definito «una vergogna» la crescente tensione tra India e Pakistan: «Immagino che la gente sapesse che sarebbe successo qualcosa, basandosi sul passato. Litigano da molto tempo. Spero solo che finisca presto». Mentre il segretario di Stato e consigliere per la sicurezza nazionale ad interim Marco Rubio ha parlato con i funzionari delle due parti, entrambe dotate di armi nucleari, esortandoli «a mantenere aperte le linee di comunicazione e a evitare un'escalation». E su X spiega che Washington continua a collaborare con i vicini asiatici per raggiungere una «risoluzione pacifica». Gli Usa devono destreggiarsi in una partita diplomatica complessa. L'India è un loro importante partner nell'ottica di un contrasto alla crescente influenza cinese: l'attacco del mese scorso è avvenuto mentre il vicepresidente americano JD Vance si trovava nel Paese in visita ufficiale per sottolineare l'importanza strategica dei rapporti bilaterali, e in quell'occasione ha ribadito il sostegno a Delhi. D'altra parte, il Pakistan rimane un alleato, nonostante la rilevanza per gli Stati Uniti sia diminuita in seguito al ritiro dall'Afghanistan nel 2021, e parallelamente Islamabad ha rafforzato le sue relazioni con Pechino.

L'ultima volta che India e Pakistan si sono affrontate militarmente, nel 2019, fu necessario l'intervento nel cuore della notte dell'allora segretario di Stato americano Mike Pompeo, il quale convinse le parti a non proseguire lo scontro. Sei anni dopo, i cambiamenti nei flussi di armi illustrano i nuovi schieramenti in questo angolo particolarmente instabile dell'Asia.

Il New York Times sottolinea che Delhi, nazione tradizionalmente non allineata che ha superato la sua storica esitazione nei confronti degli Usa, ha acquistato recentemente miliardi di dollari in equipaggiamenti dall'America e da altri fornitori occidentali (come Francia e Israele) e drasticamente ridotto gli acquisti di armi a basso costo dalla Russia. Mentre Islamabad non acquista più le attrezzature Usa e si sta invece rivolgendo alla Cina per la stragrande maggioranza dei suoi equipaggiamenti.

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