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Il Reddito non funziona E ci costa pure il doppio

Cgia: "Per ogni posto di lavoro creato spesi 52mila euro, contro i 25mila del privato"

Il Reddito non funziona E ci costa pure il doppio

Secondo la Cgia di Mestre, alla luce dei dati contabili attualmente disponibili, possiamo dire senza timore di smentita che il reddito di cittadinanza è stato uno spreco di dimensioni colossali. Questa misura, che dalla prima metà del 2019 fino alla conclusione del 2021 ha complessivamente comportato un investimento di quasi 20 miliardi di euro, ha generato un bassissimo numero di posti di lavoro: solo 152mila.

In altre parole, secondo il centro studi degli artigiani mestrini, ogni nuova occupazione sarebbe costata 52mila euro, che secondo gli analisti di Mestre è grosso modo «il doppio di quanto spende annualmente un imprenditore privato per un operaio a tempo indeterminato full time che, mediamente, costa attorno ai 25mila euro». Ovviamente lo sapevamo fin dall'inizio. La riforma introdotta dal primo governo Conte non si è mai posta l'obiettivo di accrescere l'occupazione, ma semmai di dare un reddito benché modesto a chi non l'aveva. Non si è compreso, insomma, che mentre la creazione di nuovo lavoro è accompagnata da nuovi servizi per tutti e una vera crescita della società nel suo insieme, l'assistenzialismo tanto caro al Movimento Cinquestelle aggrava i problemi sociali e culturali, invece che aiutare a risolverli. Chi ha voluto tale disastro adesso cerca di mascherare la realtà. Per la pentastellata Rossella Accoto, sottosegretaria al Lavoro e alle politiche sociali, «il costo per neoassunto tra i percettori di RdC è un indicatore semplicemente non applicabile», e il motivo starebbe nel fatto che questa politica non si propone di dare un lavoro, ma invece redistribuire soldi. L'obiettivo è elargire a taluni risorse prodotte da altri, con l'idea che è meglio dare un pesce invece che insegnare a pescare. Senza considerare che quando qualcuno lavora, il suo apporto alla società finisce per offrire straordinarie nuove opportunità a molti altri e a far crescere il sistema produttivo nel suo insieme. Le cose, sotto certi aspetti, sono perfino peggio di quanto la stessa ricerca della Cgia non dica. Nulla ci vieta di pensare che moltissimi dei disoccupati che hanno trovato un'occupazione avendo fatto un colloquio con questo o quel navigator, infatti, non l'avrebbero trovato lo stesso. A tale proposito, è ben più ragionevole la voce della senatrice Roberta Toffanin (Forza Italia), persuasa che la riforma del reddito non può più aspettare: difenderlo ciecamente non è voler bene all'Italia. A questo punto c'è solo da sperare che all'interno della maggioranza al governo questa posizione riesca ad imporsi: che un minimo di buonsenso s'affermi e che si ponga fine a questa politica, tanto dannosa per il Paese in generale e per il Mezzogiorno in particolare. La decisione di garantire risorse a chi non lavora, penalizzando invece chi ha un'occupazione e produce ricchezza, sarebbe assurda e inaccettabile in una situazione normale.

Oggi, però, dopo la devastazione anche economica causata dal blocco delle attività, siamo in un altro mondo: e l'ostinazione dei Cinquestelle nella difesa del reddito di cittadinanza è davvero assurda e incomprensibile.

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