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"Report" all'assalto di Gasparri sulla Cybersecurity

Ranucci manda in onda parte dell'inchiesta. Le opposizioni: "Dimissioni". Lui: "Nessun incarico di gestione"

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Servizi segreti e servizi televisivi vanno a braccetto nella puntata al veleno di ieri sera a Report. Un cocktail che rischia di restare sullo stomaco di Maurizio Gasparri, per il ruolo di presidente di una società di cybersecurity - la Cyberealm, con commesse in Rai, carabinieri ed esercito - che non avrebbe dichiarato al Senato, di cui è stato vicepresidente fino a qualche giorno fa. Gasparri rischia la decadenza da senatore, o almeno questo è quello che sostiene la trasmissione di Sigfrido Ranucci. Perché dietro la «misteriosa società di sicurezza informatica, di cui Gasparri è presidente» secondo Report ci sarebbero «manager e collaboratori, sia ufficiali che occulti, con un passato imbarazzante e legati ai servizi segreti di altri Paesi». Alcuni di loro sarebbero impegnati materialmente nel conflitto israelo-palestinese in attività sensibili. Lui, Gasparri, in serata fa sapere che «l'incarico di presidente di Cyberealm del senatore Maurizio Gasparri non comporta alcuna attività di gestione» e quindi non rientrerebbe «in quei casi di funzione di amministratore o di sindaco di società che vanno segnalati al Senato secondo la legge 441/1982».

La colpa di Gasparri, secondo Report, non è solo quella di aver tenuto relazioni istituzionali per l'assegnazione di commesse tenendo all'oscuro il Senato ma di aver sponsorizzato «un agente straniero per l'acquisizione di commesse pubbliche», come scrive il Fatto quotidiano di ieri in edicola. Lo scorso 12 luglio all'Agenzia delle Dogane si sono presentati due israeliani che volevano vendere un software per catalogare le merci. Uno dei due, Arik Ben Haim, è un ex dirigente dei servizi segreti israeliani. L'affare poi non si è concluso, sottolinea il quotidiano diretto da Marco Travaglio. «Ma l'appuntamento era stato procurato da Gasparri», secondo il Fatto, che punta il dito contro altri due soci del senatore azzurro, Ouzi Cats e Leone Ouazana, ex manager di una controllata Telecom.

Il sospetto di Ranucci è che dietro l'accanimento di Gasparri (che in Vigilanza Rai il 7 novembre scorso ha mostrato al vicedirettore Rai una carota, accusando la trasmissione di confezionare un'inchiesta per vendetta) ci sia proprio questa inchiesta giornalistica di Report. L'opposizione suona la grancassa: dimissioni.

Dopo il caso del video di Marco Mancini e Matteo Renzi all'Autogrill di Fiano Romano che ha decapitato la nostra intelligence, ecco il pasticcio Cyberealm che disvela crepe tra 007. Stavolta chi ha imbeccato Report? Le rivelazioni della trasmissione possono compromettere la sicurezza del nostro Paese?

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