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Riapre Fincantieri, perso un milione al giorno

Monfalcone (Go) Sono le 12 quando i carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) eseguono il provvedimento di dissequestro dello stabilimento di Fincantieri a Monfalcone. Mentre rimuovono i sigilli apposti il 29 giugno scorso su quattro aree di lavorazione per un presunto deposito illecito degli scarti di lavorazione, dalla procura di Gorizia parte un bell'avviso di garanzia destinato al direttore dello stabilimento. Nella giornata del ritorno alla normalità dopo una settimana di fermo produttivo i cui danni sono tutti da quantificare, arriva un nuovo schiaffo al gruppo guidato da Giuseppe Bono, per mano di quella stessa magistratura che in due anni e mezzo ha disposto in quel cantiere ben 280 ispezioni e controlli su sicurezza e ambiente. Amarissima «sorpresa», scrive l'azienda in una nota, «aver appreso che contemporaneamente alla notifica del dissequestro, su disposizione della stessa Procura, è stato notificato al direttore un avviso di indagine relativo ad un procedimento per asserite violazioni della disciplina in materia di Autorizzazione Integrata Ambientale».

Ci sono voluti sette giorni, un vertice al Mise e un decreto d'urgenza del governo per riavviare la produzione del più grande cantiere navale italiano. Dopo il provvedimento varato venerdì dal cdm, che per sciogliere l'impasse burocratico ha recepito in modo più chiaro la direttiva europea in tema di gestione dei rifiuti, ieri Fincantieri ha presentato l'istanza di dissequestro, immediatamente accolta dal tribunale che aveva assicurato «priorità assoluta». «Un sollievo» per la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. L'intenzione del governo, aggiunge il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi, «era quella di salvaguardare la produzione e l'occupazione di un importante gruppo industriale messe a rischio da un provvedimento cautelare che riguardava l'interpretazione di norme e non il reale pericolo per l'ambiente e la salute dei lavoratori. Sono lieta che la magistratura abbia capito le finalità del provvedimento».

I motori della macchina industriale da 1.600 dipendenti diretti e 3.400 di indotto si riaccenderanno da questa mattina, con il primo turno delle sei: sarà presente anche il numero uno di Confindustria Giorgio Squinzi. Fincantieri «ringrazia il governo, le istituzioni e tutti coloro che si sono espressi a favore della tutela della società e del diritto al lavoro, che va sempre salvaguardato, soprattutto quando non viene messa in discussione la sicurezza e la salute dei lavoratori». Anche perché qualche giorno in più con i cancelli serrati e per il colosso cantieristico l'impatto dell'azione giudiziaria sarebbe stato pesantissimo.

La via resta stretta, ma c'è ancora lo spazio per recuperare e scongiurare le penali stellari sulle consegne delle navi. Si parla di «un milione per ogni giorno di ritardo - osserva Gianpiero Turus, segretario della Fim Cisl di Gorizia -. Questo era il nostro incubo. Abbiamo temuto per le reazioni degli armatori. Se la chiusura si fosse protratta più a lungo, la situazione si sarebbe fatta molto complicata.

Adesso dovremo recuperare il tempo perso e ogni reparto valuterà l'eventualità di straordinari». Rimane il danno economico e d'immagine. E resta da sciogliere «la copertura del costo del personale per questa settimana di stop».

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