Guerra in Ucraina

La risposta di Mosca. Medvedev vede Xi e Putin minaccia: "Avanti senza limiti"

Il falco russo in Cina. Lo Zar: "Useremo i razzi Sarmat e Zircon, e le forze nucleari. La guerra è una tragedia ma non siamo noi i colpevoli"

La risposta di Mosca. Medvedev vede Xi e Putin minaccia: "Avanti senza limiti"

La mossa di volare negli Stati Uniti da parte di Zelensky non ha lasciato indifferenti i russi. Evidentemente. Perché nell'esatto momento in cui il leader ucraino ha lasciato il Paese, tutto lo stato maggiore di Mosca si è messo in moto. Tra dichiarazioni bellicose (e un po' fantascientifiche) di Putin e del potentissimo Shoigu, ma soprattutto con la contemporanea visita a Pechino di Medvedev, il braccio destro dello zar, nell'evidente tentativo di rinsaldare l'asse Russia-Cina in contrapposizione a quello Washington-Kiev.

Quella di Medvedev, presidente del partito Russia Unita, ex leader russo e falco della prima ora, uno di quelli che quando parla usa sempre toni durissimi e spesso provocatori, è stata una visita a sorpresa. Oltre ai colloqui ufficiali che hanno riguardato la cooperazione economica e industriale tra i due Paesi e il «coordinamento strategico» tra Mosca e Pechino nelle Nazioni Unite e nelle piattaforme multilaterali, tra cui la Shanghai Cooperation Organization (Sco) i Brics (la sigla che riunisce le economie emergenti di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e il G20, si è parlato ovviamente anche della situazione in Ucraina. La Russia punta ad ottenere un sostegno diretto da parte della Cina che vorrebbe alleato esplicito non solo per l'operazione in Ucraina ma anche e soprattutto nell'asse contro l'Occidente. Medevedev ha definito «molto complicata» la situazione del conflitto e, a parole, ha espresso la propria volontà ad aprire un dialogo che porti alla pace. Di contro il leader del Dragone continua nella sua posizione di stallo in cui si guarda bene da mettersi contro il «nemico» americano con cui intrattiene rapporti economici fondamentali. La Cina «ha sempre deciso la sua posizione e la sua politica in base al merito della questione stessa», ha detto Xi, ribadendo l'auspicio «che tutte le parti interessate esercitino moderazione, conducano un dialogo complessivo e risolvano le preoccupazioni comuni nel campo della sicurezza attraverso mezzi politici». Un'insolita moderazione, in cui trovano spazio le ragioni di chi non vuole perdere interlocutori per cui si spiega anche «l'auspicio di continuare gli scambi tra Cina e Russia».

Parole di moderazione da Pechino, che si scontrano con quelle di Putin che nel definire «tragedia» quanto sta accadendo in Ucraina, ci ha tenuto a sottolineare «La nostra tragedia comune non è il risultato della nostra politica ma il risultato della politica di altri Paesi, Paesi terzi che hanno sempre lottato per questo: la disintegrazione del mondo russo. Ci sono riusciti e ci hanno spinto dove siamo». Un distacco dalle responsabilità e dalla realtà a cui aggiunge anche la voglia di escalation con i russi pronti a utilizzare presto i missili balistici intercontinentali Sarmat, considerati il fiore all'occhiello del programma militare di Mosca e anche missili da crociera ipersonici Zircon. Lo ha annunciato lo stesso Putin inaugurando, in video, un giacimento di gas in Siberia per rifornire la Cina (guarda caso...). «Aumenteremo il nostro potenziale militare, anche quello nucelare e raggiungeremo tutti gli obiettivi. Non ci sono limiti al finanziamento delle forze armate», ha detto, limitandosi solo a confermare come ci siano stati alcuni problemi nella mobilitazione. Parole lontanissime da ogni potenziale forma di dialogo quelle dello zar, proprio come quelle pronunciate dal ministro della difesa Shoigu che torna ad attaccare la Nato. «Ufficiali di stato maggiore della Nato, artiglieri e altri specialisti sono presenti nelle zone di combattimento», ha detto, aggiungendo che la Russia stabilirà delle basi navali a Mariupol e a Berdiansk, entrambe città dell'Ucraina occupata dove si combatte duramente. Da un proclama all'altro: per Vladimir Saldo, capo del governo di occupazione della regione ucraina di Kherson, «Una delle priorità per il 2023 è il ritorno al Paese di tutti i territori del Mar Nero che erano inclusi nell'Impero russo nel XVIII secolo». Una carezza a Putin e un calcio al buonsenso.

E a ogni speranza di pace.

Commenti