
Per tanti anni nel delitto di Garlasco ci sono stati solo la vittima e il suo fidanzato, Alberto Stasi, che ha giù scontato 10 dei 16 anni della sua pena per il delitto di Chiara Poggi. Con un netto schieramento di innocentisti, che non ha mai creduto alla colpevolezza dell'unico condannato. Da quando la Procura di Pavia ha riaperto le indagini iscrivendo nel registro degli indagati il nome di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, la scena del delitto si è popolata di una schiera di personaggi, alcuni dei quali rimasti finora nell'ombra, altri già noti, ma per i quali adesso gli investigatori ipotizzano un ruolo diverso.
I Poggi continuano a considerare Stasi l'unico responsabile, ma i pm stanno rileggendo sotto un'altra luce i racconti di tanti co-protagonisti. Come quelli di Roberto Freddi e Mattia Capra, gli amici di Sempio perquisiti ieri. All'epoca frequentavano casa Poggi, essendo amici anche del fratello della vittima. Andavano lì per giocare al computer, conoscevano Chiara ma non la frequentavano perché era più grande. I loro nomi già comparivano in una relazione dei carabinieri del febbraio 2024 relativa alle modalità di raccolta del dna di Sempio. Anche il loro materiale biologico era stato acquisito. Negli atti si parla dei due anche per i contatti telefonici avuti con Sempio il giorno dopo il delitto e per la loro abitudine di andare a casa Poggi in bicicletta. Un elemento importante, questo, per le testimonianze che indicavano la presenza di una bici fuori dalla villetta negli orari compatibili con l'omicidio. Sempio disse di aver passato quella mattinata a Vigevano alla ricerca di un libro, come dimostrerebbe lo scontrino di un parcheggio conservato per anni come prova del suo alibi. Ma il suo cellulare ha agganciato soltanto la cella di Garlasco. I suoi migliori amici, invece, dissero di essere rimasti tutta la mattina in paese. I loro genitori hanno confermato, ma anche in questo caso le celle telefoniche raccontano un'altra storia. Il fratello di Chiara, invece, era in vacanza in Trentino quando la giovane venne uccisa. E poi ci sono le gemelle Stefania e Paola Cappa, le cugine di Chiara, rimaste impresse nell'immaginario collettivo per il fotomontaggio che attaccarono al cancello della villetta il giorno dopo il delitto: una foto che le mostrava sorridenti, vestite di rosso, ad una festa insieme alla cugina. Un momento in realtà mai vissuto. Emerse infatti che i rapporti con Chiara non erano mai stati particolarmente stretti e che quell'immagine era stata ritoccata per mostrarla alle telecamere alla ricerca di un po' di notorietà. Solo negli ultimi giorni prima della tragedia, in conseguenza di alcune difficoltà familiari, le cugine si erano riavvicinate e le Cappa avevano ripreso a frequentare casa Poggi. Dove andavano in bici. Un uomo raccontò di avere visto Stefania in bicicletta nei pressi della villetta con uno strumento da camino in mano, poi ritrattò. La storia però si incastra con un'altra testimonianza, raccolta dalle Iene, di una persona che avrebbe visto una donna gettare un oggetto metallico in un canale. Quello che si trova a Tormello, vicino ad una casa della nonna delle gemelle. Stefania mise a verbale di essere stata tutta la mattina a studiare. Ma la Procura vuole approfondire, tanto da avere acquisito - come anticipato dal settimanale Giallo oggi in edicola con due foto inquietanti, che potrebbero essere considerate indizi - oltre 200 messaggi tra Paola e un suo amico di Milano in cui ci sarebbero diversi riferimenti significativi al delitto.
I pm sono tornati a fare accertamenti su una festa in piscina che si tenne a luglio del 2007, poco prima dell'omicidio, a cui avrebbe dovuto partecipare anche Chiara, per escludere che in quell'occasione potesse essere accaduto qualcosa con Sempio e le cugine. Ci sarebbe anche un'intercettazione che dimostrerebbe il disagio di Paola nei confronti degli zii dopo la morte di Chiara: «Li odio, non li sopporto più. Se Stefania ed io siamo ridotte così è per questa storia qui».
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