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Salvini bacchetta i suoi "Parlate di meno" E attacca Letta su Mps

Il leader alle prese con le tensioni nella Lega. E il Consiglio di Stato boccia le liste a Napoli

Salvini bacchetta i suoi "Parlate di meno" E attacca Letta su Mps

Matteo Salvini alla fine è costretto a digerire un boccone amaro. L'estensione dell'obbligo di green pass per tutti i lavoratori pubblici e privati dal 15 ottobre, è una misura lontana dall'approccio adottato dal leader della Lega che ha tracciato spesso frontiere invalicabili per essere poi costretto a violarle. Il giorno dopo, però, Salvini rivendica i risultati ottenuti e apre ancora uno spiraglio alla possibilità di una marcia indietro da parte del governo. «Il tampone non dura più due, ma tre giorni, ce ne saranno milioni gratuiti, non c'è obbligo di green pass per prendere autobus e metro, non c'è obbligo vaccinale, il lavoro della Lega si sta facendo notare. Le terapie intensive sono vuote al 95%, a ottobre se la situazione sarà migliorata ne trarremo le conseguenze».
È chiaro che qualche scoria la questione del Green Pass l'ha lasciata dentro la Lega, soprattutto per le tensioni nate con il territorio e con i governatori, ma anche con alcuni parlamentari che hanno sposato tesi estreme, mettendo in imbarazzo il segretario. Ora si attendono le Amministrative non senza qualche timore. Il «derby» con Fdi è molto aperto e la prospettiva del sorpasso è una ipotesi in campo anche a causa della mancata presentazione della lista a Napoli: l'esclusione è stata confermata ieri sera dal Consiglio di Stato, che ha rigettato il ricorso del Carroccio. Inoltre i risultati delle liste a Milano appaiono difficili da leggere e interpretare. C'è chi sostiene che Salvini dopo il voto potrebbe decidere di rafforzare il suo ruolo politico, rinunciando a rivendicare futuri ruoli governativi. È chiaro, però, che a quel punto il cosiddetto «partito dei governatori» che pure si sta rafforzando dovrebbe uscire allo scoperto e stringere un patto con il segretario, magari anche attraverso una assunzione di responsabilità e l'espressione di un proprio candidato.
C'è poi la questione dei congressi. Salvini ha la forza per essere riconfermato, è chiaro però che le posizioni più moderate dovranno trovare rappresentanza. «I congressi locali, delle 1.500 sedi della Lega sono stati già fissati la scorsa primavera per ottobre e novembre, dopo le amministrative e prima di Natale. Non si fanno i congressi a Ferragosto o con le elezioni alle porte. Verranno rinnovati tutti i segretari cittadini e i direttivi, poi il prossimo anno ci saranno i provinciali» spiega il leader del Carroccio ad Affaritaliani. E il congresso federale? «Tempo al tempo, verrà il momento. Siamo gli unici a fare i congressi, che certo non si potevano fare nel pieno dell'emergenza Covid. Poi se qualche leghista parlasse di meno e facesse più incontri con i cittadini male non farebbe».
Salvini torna anche sulla questione della federazione del centrodestra, non senza una nota di disappunto. «Chiedete a Forza Italia: io ho fatto una proposta, non voglio forzare nessuno, se hanno voglia bene, se non hanno voglia bene lo stesso». E poi lancia un affondo contro Enrico Letta, sollecitandolo sulla questione Mps. «Altri miliardi dei contribuenti italiani per svendere una banca pubblica (e storica) come Mps a un istituto privato come Unicredit, presieduto dall'ex ministro del Pd Padoan, col rischio di far perdere il lavoro a oltre 8.000 lavoratori. Una follia che la Lega cercherà di bloccare. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa il candidato Letta.

Dopo aver perso la faccia su Mps e il simbolo del Pd ha perso anche la lingua?».

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