Salvini contro la censura. "Non siamo mica l'Urss". E poi elogia Giorgetti

Il leader difende il raduno, sulle sue nomine blinda Vannacci: "Chi critica ci allunga la vita"

Salvini contro la censura. "Non siamo mica l'Urss". E poi elogia Giorgetti
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Da un lato «conto che la pace sia sempre più vicina», dall'altro, però, «l'importante è che tutti abbassino i toni». Nel giorno dei negoziati tra Russia e Ucraina in Turchia, il leader della Lega Matteo Salvini mette ancora nel mirino il presidente francese Emmanuel Macron. Putin non si presenta, ma secondo Salvini diventa difficile «se c'è qualcuno, e penso a Macron, che continua a parlare di riarmo nucleare, di esercito europeo, di missili e di sommergibili». Le speranze del vicepremier, che ha partecipato a un convegno della Lega sulla casa («che per noi è sacra») a Rozzano, nel Milanese, dove il centrodestra sta spingendo la candidatura alle comunali di Mattia Ferretti, figlio del compianto Gianni scomparso mentre era in carica, sono tutte riposte «nell'iniziativa di Trump» ma anche nella «determinazione» di Papa Leone XIV.

Sul fronte interno, invece, Salvini rivendica le nomine fatte nella vicesegreteria della Lega. E rimanda al mittente le ricostruzioni sulla militanza svilita con la scelta di puntare sul generale Roberto Vannacci: «Sono frustrazioni giornalistiche - attacca il vicepremier -. Da venti anni dicono che la Lega è finita, mi allungano la vita ogni volta». Poco importa se non tutti i nuovi vicesegretari arrivano da un lungo percorso nel Carroccio: «Perché fortunatamente - osserva - abbiamo una storia di cui sono orgoglioso, ma tantissima gente si sta avvicinando e quindi tradizione, presente, futuro, autonomia, buon governo, identità, sicurezza e porte aperte a chi vuole dare una mano».

Il vicepremier scommette sulla tenuta del governo per tutta la legislatura e prenota anche la prossima, rivendicando anche il lavoro portato avanti dalla Lega e dai suoi ministri. Come Giancarlo Giorgetti, «premiato dal Financial Times come il miglior ministro dell'Economia al mondo». E con la Borsa «ai massimi storici» e lo spread «ai minimi», Salvini manda «un saluto e un bacione a Monti e a Draghi». Alla vigilia del Remigration summit, l'evento per parlare dei rimpatri forzati che il Pd e la sinistra vorrebbero vietare, il leader del Carroccio ribadisce che «se qualcuno pensa che l'immigrazione di massa sia un problema enorme e devastante, e io sono fra questi, deve poterlo esprimere». Anche perché «non siamo mica in Unione Sovietica. Non capisco perché si dovrebbe vietare a priori il libero pensiero di qualcuno».

Su Milano e sulla Lombardia ci sono anche dei nodi da sciogliere all'interno del centrodestra. Per la città, Fi ha bocciato l'idea di puntare su un candidato politico come Maurizio Lupi e spinge per un civico. Non solo: gli azzurri vorrebbero allargare il perimetro della coalizione e includere anche Azione, con il coordinatore e deputato Alessandro Sorte che ha «offerto» al partito di Calenda l'eventuale carica di vicesindaco: «Sono chiacchiere, ne parleremo più avanti» liquida tutto Salvini, che punge il sindaco Sala che sta facendo «un disastro». Anche in Regione, dove c'è qualcuno che «alza i toni», il leghista Attilio Fontana si ritrova con il grattacapo legato alle mire di Fratelli d'Italia, che mal digerisce l'operato dell'assessore al Welfare Guido Bertolaso e vorrebbe contare sempre di più. Anche la ministra Daniela Santanchè lo ha ribadito a chiare lettere: «È evidente che il nostro in Regione Lombardia è un ruolo importante, credo che Fontana ne debba tenere conto». Più sottile il commento del presidente del Senato, Ignazio La Russa: «Gli assessori e i consiglieri regionali di FdI, pur essendo il primo partito in Regione, hanno l'intelligenza di non far pesare sempre, o quasi mai, questa posizione».

«Il loro ruolo lo abbiamo riconosciuto in giunta e in tutte le decisioni che sono state prese» ribatte Fontana, che accoglie a modo suo il generale Vannacci tra le fila della Lega: «Abbiamo trovato un nuovo autonomista...».

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