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Sanzioni a chi critica e porte sbarrate. La deriva autoritaria è quella di Landini

Il segretario parla di allarme per la democrazia in Italia ma ha vietato l'accesso alle assemblee della Cgil a pubblico e stampa. E chi obietta sui social viene subito punito

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Nel giorno della vigilia dello sciopero proclamato da Cgil e Uil, Maurizio Landini (nella foto) affida al giornale degli Elkann il grido d'allarme sulla «deriva anti-democratica» in atto in Italia con il governo Meloni. Teme una svolta alla Orban? Chiede il giornalista di Repubblica. L'ex numero della Fiom non ha dubbi: «È un attacco alla democrazia». Da quale pulpito arriva la predica. Scorrendo le pagine social degli avversari di Landini nel sindacato, la stretta alla libertà di critica è stata imposta e voluta proprio da lui. Nel luglio scorso è stato modificato il regolamento che disciplina i lavori dell'assemblea generale della Cgil. La novità è che d'ora in avanti le sedute dell'assemblea generale saranno a porte chiuse e senza streaming. Una decisione che si scontra con gli appelli alla democrazia e alla trasparenza lanciati in queste ore proprio dal capo del sindacato. L'articolo 5 del regolamento (rimodulato) prevede che «l'eventuale decisione di sessioni pubbliche (aperte al pubblico) sarà comunicata dalla presidenza». Il colpo di spugna è servito. Nella vecchia disposizione, contenuta all'articolo 25 (poi cancellato), le sedute erano aperte al pubblico e alla stampa, salva decisione della presidenza. Ora la democrazia diventa (non la regola) l'eccezione. Motivo? Landini vorrebbe limitare al minimo le contestazioni. Nel nuovo regolamento è disposto anche il divieto di trasmettere in streaming i lavori dell'assemblea. Eliana Como, dirigente Cgil non allineata a Landini, sui profili social grida alla deriva antidemocratica (che poi è la stessa accusa che Landini rivolge a Meloni e Salvini): «L'ultima assemblea generale della Cgil ha modificato il regolamento, trasformando l'assemblea da porte aperte a porte chiuse. Sarebbe stato sbagliato negli anni 50, oggi è folle. Con un emendamento abbiamo chiesto che la seduta fosse videoregistrata o trasmessa in streaming. L'emendamento è stato bocciato». Sembra uno scherzo. Ma tutto ipocritamente vero. Landini è il «padre padrone» che accusa il governo di svolta anti-democratica e poi, con modifiche al regolamento Cgil, punta a silenziare il dissenso. Ma non è l'unica stretta. Al gruppo dirigente Cgil danno fastidio soprattutto le critiche social. Eliana Como è stata più volte redarguita per le contestazioni mosse da Fb. Lei si ribella (con ironia) sui social: «I nostri video a qualcuno danno fastidio». Altro caso, finito in contenzioso, è quello di Francesca Carnoso, ex dirigente Cgil, punita con sanzioni disciplinari dopo le critiche social ai vertici Cgil. A Caserta l'ex dirigente Giovanna Chianese si è beccata 3 mesi di sospensione disciplinare per aver contestato, al termine di una riunione, il segretario Cgil Campania. Sempre a Caserta sta esplodendo un caso che riguarda il Buonarroti, storico Istituto tecnico, dove alcune decine di lavoratori attendono da anni il pagamento dei compensi per progetti extracurricolari conclusi e regolarmente documentati. Cosa c'entrano Landini e la Cgil? A bloccare tutto una decisione adottata dalla responsabile dei servizi amministrativi, Antonella Grasso, protettissima dal sindacato rosso. Gli insegnanti si sono rivolti, senza esito, sia al ministro Valditara che all'ufficio regionale scolastico.

Il modello Cina-Cgil domina.

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