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"Sapevo di essere innocente. Ma che rabbia la reclusione"

Cadono le accuse sulle concessioni balneari contro l'ex sindaco di Terracina: «Vittima di un errore»

"Sapevo di essere innocente. Ma che rabbia la reclusione" Esclusiva

Ventuno giorni di arresti domiciliari e altrettanti di gogna mediatica e social. Poi, la decisione netta del tribunale del riesame di Roma che cancella quattro dei cinque dei capi di imputazione (i più rilevanti) per cui era stata spiccata l'ordinanza di custodia cautelare contro Roberta Tintari, l'ex sindaco di Terracina, in quota Fratelli d'Italia. L'inchiesta «Free Beach» sulla gestione delle concessioni balneari sul litorale pontino che ha azzerato l'amministrazione di centrodestra, dipinta come il sequel di Mafia Capitale, inizia a sgretolarsi. Per effetto del provvedimento di piazzale Clodio la prima cittadina costretta a dimettersi è tornata in libertà. Ma la sua è una vittoria che lascia l'amaro in bocca. Come si è sentita quando ha firmato il verbale di scarcerazione?

«Come una persona perbene vittima di un errore che si sta chiarendo. Le cicatrici, però, sono molto profonde e non spariranno mai».

Cosa l'ha ferita in particolare?

«La cattiveria gratuita degli odiatori da tastiera, anche nei confronti della mia famiglia. E poi l'aver dovuto mettere la parola fine ad un'esperienza amministrativa che stava portando a termine tante opere pubbliche. Il danno inferto alla città è enorme. Terracina è una città che vive di turismo e il terremoto giudiziario si è verificato in piena estate: eventi cancellati, alcuni di grandissimo livello. Un dramma vero».

Per lei resta l'obbligo di firma due volte a settimana per una delibera riguardante il ponte pedonale del portocanale. L'accusa è di aver percepito indebitamente fondi europei, come replica?

«Più di due anni fa il Comune ha realizzato un ponte pedonale per i pescatori, grazie al quale ora possono trasportare agevolmente e in sicurezza i carrelli carichi di pesce. Un'infrastruttura utile anche per i passeggini o i disabili in carrozzina, in un punto molto delicato a livello di viabilità. Ma vedremo con i miei avvocati».

Come ha vissuto la reclusione?

«Con il dolore per la mia famiglia, la rabbia per la consapevolezza di essere innocente, l'angoscia che la situazione non si risolvesse in tempi brevi e la delusione per l'impegno vanificato e, anzi, inteso come finalizzato al malaffare. Ci vuole tanta forza per mantenere un equilibrio che si rischia di perdere senza l'amore della famiglia e il sostegno della fede».

Siamo davanti ad un caso di giustizia ad orologeria?

«Ho profonda fiducia nella magistratura. Certo, le scadenze elettorali sono note e la crescita dei consensi per Fratelli d'Italia anche. La vicenda di Terracina, iniziata a gennaio con l'arresto del mio vicesindaco (Pierpaolo Marcuzzi, di FdI, ndr), accomunata a questi due elementi e alla inconsistenza delle accuse lascia spazio agli interrogativi. Se giunte democraticamente elette vengono spazzate via con motivazioni come quelle del caso Terracina, nessuna persona perbene e sana di mente si candiderà mai più».

Lei si ricandiderebbe dopo questa esperienza?

«Oggi ho altre priorità. Ma non le nascondo che c'è un desiderio di riscatto per il lavoro fatto insieme alla mia giunta, che avremmo preferito sottoporre al giudizio popolare al termine del mandato. Non auguro a nessuno di vivere momenti come questi.

E trovo assurdo che l'approssimarsi del più alto momento di democrazia per una nazione, scateni conflitti così accesi da infangare delle persone e lederne la dignità».

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