Elezioni politiche 2022

Scacco matto a La Regina. Letta ripesca Amendola. Ma scoppia un altro caso

Il capolista in Basilicata conferma la candidatura, poi cede e la ritira. Troppo gravi i suoi tweet contro lo Stato di Israele

Scacco matto a La Regina. Letta ripesca Amendola. Ma scoppia un altro caso

Uno psicodramma in diretta Twitter. Raffaele La Regina si arrende nel primo pomeriggio e annuncia il suo passo indietro. Insostenibile il peso delle polemiche che sono scoppiate dopo che Il Giornale, il 19 agosto, ha rivelato i suoi cinguettii e i suoi post su Facebook in cui metteva in dubbio la legittimità dello Stato di Israele. Candidato capolista alla Camera in Basilicata, il giovane segretario del Pd lucano non correrà più per un seggio a Montecitorio. «Quando si hanno 20 anni si esprimono e si pensano molte cose. Poi si cresce, si studia, si cambia idea», esordisce La Regina. Poi la notizia, che aspettavano in tanti: «Rinuncio alla mia candidatura perché il Pd viene prima di tutto e perché questa campagna elettorale è troppo importante per essere inquinata in questo modo». Al suo posto, come capolista in Basilicata, subentra il campano Enzo Amendola, sottosegretario a Palazzo Chigi con delega agli Affari europei. «Enrico Letta mi ha chiesto di correre come capolista alla Camera in Basilicata dopo la rinuncia di Raffaele La Regina - scrive Amendola su Twitter - come sempre, la mia candidatura è al servizio della nostra comunità. Grazie Raffaele, hai dimostrato amore per il Pd. Adesso facciamo vincere il Sud. Uniti».

Amendola negli scorsi giorni era stato tentato dalla rinuncia, perché candidato solo al terzo posto nel collegio di Napoli al Senato. Manovre che hanno ripercussioni sulla politica lucana. L'ex governatore Marcello Pittella si ribella: «Due veti sono troppi, ne bastava uno!». Pittella, escluso dalle liste del Pd, passa ad Azione di Carlo Calenda e correrà capolista al plurinominale in Senato con il Terzo polo. La Regina, ex assistente di Giuseppe Provenzano al ministero per il Sud, è stato travolto dalle polemiche in seguito all'esclusiva del Giornale sulle frasi contro Israele. Poi sono spuntati anche altri tweet. Contro Expo, contro l'Unione europea, contro il Tap. Un caos ingestibile dal punto di vista comunicativo. E infatti La Regina, nella tarda serata di venerdì, mette il «lucchetto» al suo profilo Twitter. Ma la mossa di nascondere i tweet non fa altro che peggiorare la situazione. A notte fonda filtra l'indiscrezione della rinuncia alla candidatura. Fino alle 10 del mattino non si capisce cosa farà La Regina. Ed ecco che l'ex assistente di Provenzano si fa sentire di nuovo su Twitter, ma per smentire il passo indietro. «Nessun passo indietro, stiamo lavorando alla campagna elettorale con passione e determinazione. La vicenda di ieri si è chiusa con le mie scuse, la destra vorrebbe tenerla aperta. Come detto al Pd, giovani e Sud saranno il motore della crescita del Paese. Andiamo avanti!», commenta il non ancora ex candidato. Ma la polemica prosegue. «Incredibile il Pd. Invece di prendere le distanze da La Regina che su Israele ha parlato come il più estremo degli estremisti islamici, conferma la sua candidatura e se la prende con Matteo Salvini - scrivono in una nota i capigruppo della Lega Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. «Mi rivolgo alla comunità ebraica: vi sembra normale che il Pd candidi uno che mette in dubbio la legittimità dello Stato di Israele?», attacca il leader di Italia viva Matteo Renzi. Sale la pressione e a quel punto La Regina decide di fare un passo indietro, stavolta definitivo.

Archiviato il caso-La Regina, scoppia il caso di Rachele Scarpa, un'altra degli under 35 scelti da Letta. Scarpa, capolista a Treviso, in un post dell'11 maggio 2021 accusava Israele di «apartheid».

Il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, di Forza Italia, attacca: «Oggi tocca a Rachele Scarpa, quest'altra giovanissima promessa del Pd si distingue per ritenere Israele uno stato assassino. E questi vorrebbero anche governare il Paese».

Il senatore di Fdi Giovanbattista Fazzolari parla di «antisemitismo camuffato da ostilità nei confronti di Israele» da parte della sinistra.

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