Cronaca internazionale

Scacco (senza velo) al regime. Raisi tuona: "Nessuna pietà"

La sfida di Sara e Atousa: partecipare al Mondiale di Almaty coi capelli liberi. Il presidente minaccia i ribelli

Scacco (senza velo) al regime. Raisi tuona: "Nessuna pietà"

Oltre 100 giorni di proteste dopo la morte di Mahsa Amini del 16 settembre, ci sono almeno 100 iraniani che rischiano l'impiccagione. Manifestanti arrestati che devono far fronte a delle accuse che comportano la pena di morte. Secondo Iran Human Rights (Ihr), ong con sede a Oslo, 13 di loro sono già nel braccio della morte e sono già stati condannati; nella lista sono comprese cinque donne. Un rapporto denuncia che il numero di esecuzioni è aumentato di oltre l'88% nel 2022. Nel rapporto si legge che si è avuto un forte aumento delle violazioni dei diritti umani.

«Emettendo condanne a morte e giustiziando alcuni manifestanti», le autorità «vogliono che le persone tornino a casa», ha detto il direttore di Ihr Mahmood Amiry-Moghaddam, ricordando che «la strategia delle autorità è instillare paura con le esecuzioni». Secondo Ihr, sono 476 i manifestanti che hanno perso la vita finora nella repressione delle proteste, e almeno 14mila sono stati arrestati, ha riferito l'Onu.

Ed è tornato a parlare il presidente Raisi che ha definito le marce di protesta come «sommosse». «Ipocriti, monarchici, correnti controrivoluzionarie e tutti coloro che hanno subito un danno dalla rivoluzione si sono uniti alle proteste», ha detto a una folla riunita fuori dall'Università di Teheran per un omaggio ai resti di 200 soldati uccisi durante la guerra Iran-Iraq del 1980-1988. «Le braccia della nazione sono aperte a tutti coloro che sono stati ingannati. I giovani sono i nostri figli», ha detto, ma «non avremo pietà per gli elementi ostili».

I funzionari iraniani hanno accusato i «nemici» della Repubblica islamica, come gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali, di aver istigato le proteste. «Se pensate di raggiungere i vostri obiettivi diffondendo voci e dividendo la società, vi sbagliate», ha affermato Raisi. «Nessuna pietà» per chi protesta in Iran, per chi si dimostra «ostile» nei confronti della Repubblica islamica. Il riferimento è a quelle che Teheran definisce «rivolte» esplose nel Paese dopo la morte di Masha Amini.

Intanto, in una nuova sfida al regime dei mullah, la campionessa di scacchi iraniana, Sara Khadim al-Sharia, ha partecipato al Campionato mondiale 2022 in Kazakistan senza indossare il velo obbligatorio, al centro delle proteste che da mesi vanno avanti in Iran. Lo rende noto il sito Iran International che pubblica anche una foto della giovane giocatrice senza hijab. Come lei anche la collega Atousa Pourkashyan.

Il gesto conferma come, nonostante le pressioni del governo, personaggi dello sport e dell'arte iraniana continuino a mostrare, spesso in sedi internazionali, la loro solidarietà con le proteste, sottolinea ancora il sito che ricorda che Elnaz Rekabi è stata una delle prime atlete ad apparire in una competizione di arrampicata su roccia in Corea del Sud lo scorso ottobre senza l'hijab obbligatorio. Accolta da centinaia di iraniani al suo arrivo all'aeroporto di Teheran, la climber non è stata risparmiata dalle rappresaglie del regime che all'inizio di dicembre ha raso al suolo la casa della sua famiglia. Poi era stata la volta della pattinatrice Niloufer Mardani a salire senza velo sul podio dopo una gara in Turchia.

Anche l'arciera Parmida Ghasemi lo scorso novembre era rimasta senza velo durante una cerimonia di premiazione a Teheran, anche se dopo l'atleta si era scusata dicendosi di non essersi accorta che il velo era scivolato. Decine di artiste poi hanno pubblicato foto e video senza il velo, e la loro protesta ha portato all'arresto di molte di loro tra le quali, Taraneh Alidousti, Katayoun Riahi, Hengameh Ghaziani e Sohaila Golestani.

Alcune sono state poi rilasciate, ma Taraneh Alidousti, una delle più famose attrici iraniane arrestata lo scorso 17 dicembre dopo aver criticato le condanne a morte per le proteste, è ancora detenuta nella famigerata prigione di Evin, dove sono rinchiusi gli oppositori al regime e dove è stata rinchiusa anche Alessia Piperno, la giovane italiana di 30 anni arrestata e poi rilasciata.

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