Guerra in Ucraina

Schroeder, gas e trattative. "La Russia vuole negoziare". Kiev: "È al soldo dello zar"

Nelle trincee del Donbass si continua a morire, ma nelle cancellerie tira aria di negoziati

Schroeder, gas e trattative. "La Russia vuole negoziare". Kiev: "È al soldo dello zar"

Nelle trincee del Donbass si continua a morire, ma nelle cancellerie tira aria di negoziati. Per capirlo basta prestar orecchio alle indiscrezioni e alle dichiarazioni che rimbalzano da Mosca e Washington. Le più esplicite arrivano dalla capitale statunitense. Dopo il colloquio telefonico tra il Segretario di Stato Antony Blinken e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, il primo dall'inizio della guerra, lunedì il presidente Joe Biden si è detto disponibile a riprendere i negoziati con il Cremlino per il rinnovo dei trattati Start sulle testate nucleari.

Ma anche a Mosca c'è aria di trattativa. «La buona notizia è che il Cremlino vuole una soluzione negoziata» ha detto ieri l'ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder reduce da un incontro con Vladimir Putin. La dichiarazione non va presa alla leggera. Liquidato come «un araldo dello zar» dal capo negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak e criticato da una stampa tedesca per le cariche ai vertici del Nord Stream, l'ex leader Spd resta uno dei pochi occidentali a vantare un accesso diretto al Cremlino. Proprio questa prerogativa gli ha permesso di dribblare l'attuale Cancelliere Olaf Scholz e discutere direttamente con Putin.

A sentire Schroeder il Cremlino (che si dice pronto ad attivare Nord Stream 2) proporrebbe un cessate il fuoco discusso sulla falsariga del negoziato che ha permesso, grazie alla mediazione turca, lo sblocco del grano. Ma Schroeder ipotizza anche la disponibilità di Mosca a negoziare l'assetto del Donbass e degli altri territori occupati dalla Russia. Al Cremlino secondo l'ex cancelliere non dispiacerebbe «una soluzione ispirata al modello svizzero dei cantoni» preceduta dal sì di Kiev a una dichiarazione di neutralità inserita in Costituzione e simile a quella adottata dall'Austria dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tutte ipotesi respinte seccamente da Podolyak che in un tweet esclude qualsiasi negoziato non preceduto da un «cessate il fuoco e dal ritiro delle truppe» di Mosca.

Anche dal punto di vista russo le condizioni riassunte da Schroeder potrebbero peccare d'ottimismo. Lo schema basato sulla neutralità dell'Ucraina e sulla «cantonizzazione» del Donbass è lo stesso adottato nei colloqui di fine marzo in Turchia al termine dei quali Kiev accettò il cessate il fuoco e la Russia si ritirò da Kiev e dal Nord dell'Ucraina. Subito dopo, però, arrivarono le rivelazioni su Bucha e il brusco dietrofront del presidente ucraino Zelensky che - su richiesta del premier inglese Boris Johnson - si rimangiò ogni impegno. Dunque è ben difficile che Mosca accetti la stessa proposta rinnegata da Kiev quattro mesi fa. Anche perché nel frattempo i russi e i loro alleati si sono presi tutto il Lugansk e consistenti fette del Donetsk. Non a caso ieri il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov sottolineava che «la Russia è pronta a risolvere la questione ucraina attraverso la diplomazia», ma solo «alle proprie condizioni».

Ma quali sono queste condizioni? Secondo quanto riferito a il Giornale da fonti ucraine filorusse Mosca pretenderebbe una revoca almeno parziale delle sanzioni e l'impegno di Washington a discutere, come già richiesto alla vigilia del conflitto, le rispettive aree d'influenza in Europa. Secondo le stesse fonti a un no della Nato seguirebbe il taglio definitivo delle forniture di gas ai Paesi europei e l'avvio di un'ulteriore offensiva per la conquista di Odessa e degli altri sbocchi al mare. Una prospettiva assai poco gradita alla Casa Bianca consapevole, in base alle analisi del Pentagono, che le nuove armi non stanno fermando i russi. Come dire, insomma, che solo un intervento diretto della Nato potrebbe, a quel punto, arginare un eventuale avanzata su Odessa.

Quanto basta per tentare la strada del negoziato.

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