Politica estera

Scontri dagli Usa fino all'Australia: contagio globale nelle università

Nuovi blitz delle forze dell'ordine: sgombero e altra occupazione a Sciences Po, a Brisbane attacchi tra militanti di fazioni opposte

Scontri dagli Usa fino all'Australia: contagio globale nelle università

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Il virus delle proteste illiberali, violente, filo-palestinesi, anti-israeliane e a tratti antisemite nelle università varca i confini statunitensi e si diffonde in tutto l'Occidente. Già nelle settimane successive al 7 ottobre il sentimento anti-israeliano è cresciuto negli atenei occidentali raggiungendo il culmine in questi giorni. Così, dall'Australia alla Francia, dal Regno Unito alla Svizzera fino al Canada sono esplose le proteste pro-Gaza con occupazioni violente animate da posizioni radicali.

A Parigi da fine aprile sono state occupate la Sciences Po e la Sorbonne e, dopo un iniziale sgombero della polizia, una cinquantina di studenti sono tornati ad occupare la Sciences Po affermando di essere «ispirati da Columbia, Harvard, Yale, Vanderbilt». Eppure il governo francese ha adottato una linea di law and order contro le occupazioni a oltranza: «La fermezza è e resterà totale», hanno affermato fonti dell'esecutivo aggiungendo che «abbiamo ordinato sistematicamente l'intervento della polizia per liberare le zone intorno alle università non appena si verificano blocchi o assembramenti» e ieri, dopo alcuni minuti di confronto, le forze di polizia hanno sgomberato l'ateneo.

A Losanna, nella vicina Svizzera, un gruppo di studenti filo-palestinesi è invece presente da giovedì con un sit-in nella Facoltà di scienze umane e politiche dell'Università cittadina indossando sciarpe, maschere e berretti palestinesi.

Non va meglio nel Regno Unito dove alla Newcastle University è stato allestito un piccolo accampamento con bandiere palestinesi nel centro del campus da un gruppo che si definisce «una coalizione guidata da studenti per mettere fine alla partnership dell'università di Newcastle con le società di difesa israeliane». Altre proteste sono in corso nelle università di Leeds, Bristol e Warwick, mentre gli studenti ebrei dell'Union of Jewish Student esprimono la loro preoccupazione per proteste che «creano un'atmosfera ostile e tossica per gli studenti ebrei».

Sul (cattivo) esempio dei colleghi americani anche in Canada gli studenti pro-Palestina hanno montato un accampamento nel centro del campus della McGill University di Montreal mentre sono in corso proteste anche all'università di Toronto e alla University of British Columbia a Vancouver. Nonostante l'intervento della polizia per disperdere i manifestanti su richiesta dei vertici dell'ateneo, ieri un giudice di una corte superiore del Quebec ha rigettato la richiesta di ingiunzione che avrebbe costretto i dimostranti a lasciare l'accampamento.

Dall'altra parte del mondo in Australia in almeno sette università sono in corso proteste pro-Palestina, in particolare a Brisbane dove la situazione ha rischiato di sfuggire di mano con una tensione tra due accampamenti, uno pro-Palestina e un altro di studenti ebrei che accusavano i sodali di Gaza di creare tensioni. In una contro manifestazione di oltre 200 persone con bandiere australiane e israeliane, molti studenti hanno parlato di «preoccupanti attività antisemite e anti-Israele».

Intanto dagli Stati Uniti arriva la notizia che nelle ultime settimane la polizia ha arrestato circa 2.200 persone durante le proteste nei campus universitari e più di 100 studenti sono stati presi in custodia alla Columbia University.

È sempre più evidente che l'antisionismo e l'antisemitismo sono il risultato di anni di deliri negli atenei.

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