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Scontro Lula-Bolsonaro. Nell'ultimo duello in tv i candidati danno i numeri

Oscenità e insulti nel peggior confronto tra il presidente e l'ex galeotto: domani il voto

Scontro Lula-Bolsonaro. Nell'ultimo duello in tv i candidati danno i numeri

San Paolo. Era l'una e nove minuti di notte quando il trash raggiunto dalla tv brasiliana ha battuto ogni record. In quell'esatto momento, quando per fortuna i bambini stavano dormendo, un prete ortodosso candidato alla presidenza del Paese del samba, tal Padre Kelmon, se ne usciva con la seguente frase sulla banalizzazione della cultura di sinistra che finanzia spettacoli «di persone senza vestiti, una in fila dietro l'altra e con il dito voi sapete dove». Il riferimento è ad uno show teatrale lanciato nel 2011, Macaquinhos per chi volesse «goderselo», finanziato da una legge introdotta dal partito di Lula, la legge Rouanet dove, in effetti, uomini e donne nude si acciambellano sul palco, infilandosi il dito proprio nel c... «Usare denaro pubblico per promuovere la mancanza di rispetto per il corpo umano, che è il tempio di Dio, non è cultura», ha tuonato il sacerdote che ha fatto esplodere i social, nonostante l'ora tarda.

Per chi pensava che il dibattito di giovedì notte sarebbe stato determinante per spostare i voti verso Lula o Bolsonaro la delusione è stata grande. Non è stata la politica ad andare in onda sulla TV Globo con i sei candidati presidenziali, ma un circo umano, infilato in un orario infernale del palinsesto, dopo la telenovela della sera, alle 22.30, e terminato «con un orario da rave», come commentato sul suo Twitter da Tom Phillips, il corrispondente di The Guardian.

Il vincitore assoluto del dibattito è ovviamente stato Padre Kelmon, ritrovatosi all'improvviso candidato presidenziale per il Partito Laburista Brasiliano (fondato dal glorioso Getúlio Vargas) perché chi doveva esserci, Roberto Jefferson, è agli arresti domiciliari accusato di aver partecipato ad una organizzazione di milizie digitali, nata per attaccare virtualmente le principali istituzioni giudiziarie del Paese.

Un carneade che a tratti è stato persino chiamato con un altro nome, «padre Kelvin», da un'altra candidata improbabile, tal Soraya Thronicke, a cui va invece il copyright di altre due «perle» della nottata, entrambe degne di uno show di Crozza. Volendo comunicare che è aumentato il prezzo della vita in Brasile, prima Soraya si è concentrata su uno dei piatti tipici brasiliani di carne, «la picanha che costa 2000 reais al kg e poi, per descrivere il disastro pandemico di Bolsonaro ha parlato dei 130 milioni di orfani da Covid in Brasile».

Orbene, oggi un chilo di piranha si compra al supermercato con 50 reais, l'equivalente di 10 euro, un quarantesimo di quanto spende Soraya quando fa la spesa. Inoltre sono morte 6,5 milioni di persone in tutto il globo, 686mila delle quali in Brasile per cui, a meno che ogni deceduto abbia avuto duecento figli, Soraya è da bocciare in matematica.

Oltre ai numeri creativi e alle dita «dove sapete voi», epico è stato anche lo scontro tra Kelmon e Lula, che ha chiamato il prete (usando, ironia del destino, una parola della Lava Jato) «il prestanome» di Bolsonaro. I due sono quasi venuti alle mani tanto che il dibattito è stato interrotto e le telecamere si sono spostate di corsa sul conduttore, assai provato. Forse per tirarsi su Lula è poi riuscito a dire la seguente frase: «Noi abbiamo moralizzato la Petrobras». Al che Bolsonaro, forse pensando di stare al bar e scattando dalla sedia come Jacobs dai blocchi, gli ha risposto di tutto. «Bugiardo», «ex galeotto» e «traditore della patria» gli epiteti più «dolci», ripetuti quando Lula ha affrontato il tema della corruzione dei suoi figli. Uno scontro al limite del farsesco, con il sinistrorso che replicava definendo il destrorso «il più grande bugiardo della storia» ed invitandolo a «guardarsi allo specchio per vedere il disastro del suo governo».

Il dibattito è finito alle due di notte ma, per chi ha resistito, è stato uno show esilarante, meno per il Brasile.

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