Coronavirus

A scuola di pandemia: le 14mila classi pollaio che favoriranno i focolai

Report di Tuttoscuola, ospiteranno 382mila alunni e 25mila insegnanti: "Piaga irrisolta"

A scuola di pandemia: le 14mila classi pollaio che favoriranno i focolai

In duemila scuole, quasi 400 mila studenti studiano in aule sovraffollate. Anno nuovo, problemi vecchi. E chissà perché, quando si parla di scuola, questo concetto resiste al tempo, ai ministri e persino al Covid che ha sparigliato tutto ma non le cosiddette classi pollaio. Nel dossier «Classi pollaio, ora basta» Tuttoscuola traccia la mappa aggiornata del fenomeno. Sono quasi 14mila le aule dove siedono dietro al banco più di 27 alunni fino ad arrivare anche a 40 ragazzi. Che, quando si conteranno, si guarderanno negli occhi e capiranno di cominciare un non troppo incoraggiante anno da «polli». In cifre, sono circa 382mila gli alunni e quasi 25mila i loro insegnanti che nell'anno della pandemia (2020-2021) sono stati assegnati nelle 13.761 classi over26 dei diversi ordini di scuola.

Covid o non covid, mascherati e vaccinati e con le finestre spalancate anche a gennaio, al primo anno delle superiori c'è da fare i conti anche con la classe superaffollata (sono il 15% del totale). Soprattutto nei licei, e specie negli scientifici dove al primo anno c'è addirittura 1 classe pollaio su 4. Ma non è un problema che riguarda solo gli studenti più grandi. Anche il 5% delle classi delle scuole dell'infanzia sono eccessivamente numerose.

«Si parla da anni di questa piaga - commentano a Tuttoscuola - ma alla vigilia del terzo anno scolastico colpito dal Covid che avrebbe dovuto far aumentare il grado di urgenza anche per la sicurezza, non è cambiato nulla. E ora che non è più obbligatorio il metro di distanziamento in classe il problema esplode». Un esempio? «Tra prime e seconde classi delle superiori, nel 2020-21 sono state formate 13 classi con addirittura 40 studenti e 75 classi con un numero di studenti compreso tra 31 e 39», rilevano da Tuttoscuola. «Si dirà che rappresentano una percentuale infinitesimale del totale delle classi. Ma non può non stupire che dopo due annate di Covid, spese per assicurare istruzione in sicurezza per tutti, ancora non si sia intervenuti per risolvere in maniera permanente questi casi, che acquistano anche un valore simbolico: il Covid stravolge tutto ma non i parametri fissati per la composizione delle classi, che restano intoccabili», chiosano. Dal ministero fanno sapere che il problema non solo è già sul tavolo del ministro Bianchi ma che tra le riforme contenute nel Pnrr c'è anche questa. Nel frattempo, oltre a tenere stabile l'organico nonostante la denatalità, sono stati assegnati una serie di fondi proprio per intervenire laddove si evidenzino i problemi maggiori.

«La scienza dice che l'areazione è importante, come pure il distanziamento - rincara Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato autonomo - E cosa è stato fatto? La prima indicazione è stata assicurata a costo zero, chiedendo alle scuole di organizzare le lezioni con le finestre aperte. Mentre il vincolo del distanziamento è diventato facoltativo. Il risultato è che il prossimo inverno ci ritroveremo con 25-30 persone per aula, col cappotto addosso». Pacifico non ha dubbi: prepariamoci al peggio. «Invece di invitare gli alunni a togliere la mascherina, bisognava aumentare il distanziamento sociale, adottando quello previsto dal 1975 di 1,80-1,90 metri quadrati ad alunno, oltre che incrementare aule ed organici. Ma non è stato fatto.

Così, ci ritroveremo a commentare migliaia di focolai nelle scuole, la ripresa di classi in quarantena e della tanto discussa dad».

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