Coronavirus

Se un'infermiera asfalta Saviano e il giustizialismo

Ieri su Repubblica sono uscite due pagine fitte fitte a firma Roberto Saviano. Ecco, se potete rintracciatele, sfilatele dal quotidiano e incorniciatele

Se un'infermiera asfalta Saviano e il giustizialismo

Ieri su Repubblica sono uscite due pagine fitte fitte a firma Roberto Saviano. Ecco, se potete rintracciatele, sfilatele dal quotidiano e incorniciatele. Prima però tagliate l'articolessa dell'autore di Gomorra. In alto sulla destra, infatti, trovate la lettera di un'anonima infermiera che in poche righe, e con un raro nitore espositivo, demolisce punto per punto non solo l'articolo del suo coinquilino di pagina, ma tutta la sua sciacallesca battaglia manettara.

L'infermiera, 24 anni, racconta il suo dialogo con un paziente ricoverato nel reparto Covid, dove lei è stata trasferita in fretta e furia. Parlano di malattia, di speranza e di come questa pandemia ci cambierà per sempre. Poi si rivolge direttamente allo scrittore: «Il giorno dopo il dialogo, mi trovo a leggere un articolo di Roberto Saviano che mi lascia senza parole e piena di profonda tristezza (La Lombardia e la debolezza di credersi invincibili. Gli errori della regione ex feudo di Formigoni e Berlusconi). Decido di rispondere a Saviano. Mi incuriosisce sapere perché (...) la sua posizione sul futuro è riassunta da un articolo pieno di polemica, di condanne per chi ha sbagliato, di rabbia e di tristezza. (...)Perché, al posto di desiderare un futuro di rinascita, l'unica cosa che propone è processare chi è venuto meno ai suoi doveri? Io non difendo le persone che possono aver sbagliato ed è giusto guardare in faccia gli errori, ma non per condannare ed eliminare qualcuno, ma per far sì che questi errori possano aprire a uno spiraglio di cambiamento». Semplice, lineare, chiarissima. Ovviamente Saviano non le risponde, le dice di leggersi il suo ultimo articolo, che in fondo è una risposta alla sua lettera. Ma non si accorge che la sua lunga sbrodolata giustizialista conferma in tutto e per tutto le accuse che, pacatamente, gli ha mosso l'operatrice sanitaria. Lei gli chiede un po' di pacatezza, lui replica con un delirio giacobino e strampalato: la colpa della Lombardia sarebbe il suo falso garantismo al quale ora, è implicito, si deve rispondere con uno tsunami di manette. «Cosa è stato il Garantismo in Italia negli ultimi 25 anni? È stato maggioritariamente una storia di puttane, che hanno sbandierato Beccaria solo per vendersi meglio».

Poi, come se non fosse stato chiaro, dopo aver sostenuto che il vero garantismo è quello degli scafisti delle Ong fa anche nomi e cognomi: «Il Garantismo italiano è morto quando si è venduto a Berlusconi, prima, e ora a Salvini. Poiché mai sono stati negli ultimi anni dalla parte degli ultimi». Parola di quello che stava in un attico a Manhattan (e sia chiaro, buon per lui, ma non faccia la morale agli altri). Il problema di Saviano è che non riesce nemmeno a stare dalla parte di questa giovane infermiera. Che non è un'ultima, anzi è in prima fila. In trincea.

Cara infermiera, si rassegni, Saviano, nonostante la pandemia, continuerà col suo lavoro di sciacallaggio politico.

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