Le sfuriate di Carlo e la nuova corona già piena di spine

Le penne decisamente lo mettono alla prova

Le sfuriate di Carlo e la nuova corona già piena di spine

Le penne decisamente lo mettono alla prova. Sia quando sono troppe ad affollare un piccolo, preziosissimo tavolo e gli impediscono di inclinare il documento da firmare (l'atto di proclamazione che certifica la sua successione alla regina Elisabetta II), sia quando una stilografica si imbizzarrisce e soffia inchiostro dalle frogie imbrattando la sua mano reale. Carlo prende il posto della madre e mette fine all'era del soft power.

Ad Elisabetta sarebbe potuta crollare una torre accanto, e lei avrebbe continuato, imperturbabile, a tenere stretta la borsetta e a fissare il suo interlocutore. Carlo III deve ancora iniziare a fare il re (ma sono settantaquattro anni che fa provini per il ruolo) e ha già perso l'aplomb. La prima volta, qualche giorno fa, mentre spingeva il portapenne verso il bordo della scrivania, invitando i valletti a toglierlo di mezzo, i nervi gli hanno afferrato il labbro superiore tirandolo verso l'alto come se in bocca avesse un morso. L'espressione è risultata comprensibilmente equina e inspiegabilmente carica rispetto alla banalità dell'incidente. La seconda volta, lunedì, il neo re si è alzato dal tavolo (era intento in un'altra fondamentale firma) con un gesto di stizza rivolto alla recalcitrante stilografica. Sembra che i due avessero un contenzioso aperto già da tempo visto che l'erede al trono ha iniziato a sfregarsi la mano con un immacolato fazzoletto bianco commentando: «Non sopporto questa dannata cosa». Gli ha dato il cambio la moglie, Camilla Parker Bowles, che si è seduta paziente al posto del consorte e ha apposto la sua firma domando la bizzosa penna.

Sono piccole cose, certo. Impercettibili gesti, lateralissimi. Ma bastano a seminare accenni di sgomento, a insospettire sul centro della questione. Che re sarà Carlo? Dopo Elisabetta, prima di William. A settantaquattro anni. Quando è talmente tardi da essere troppo presto.

Quella rabbia frustrata che tradisce inadeguatezza davanti all'inchiostro di una stilografica o a un tavolino troppo ingombro, sarà un sintomo? O non sarà nulla? Intanto l'inno nazionale è già cambiato: «God save the King».

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