
Un'accoglienza a base di «pidocchi, pulci e piattole» in un contesto di «grave degrado igienico-sanitario connaturato a una reviviscenza del sovraffollamento della struttura», con 196 letti e 176 stranieri presenti al momento del blitz delle forze dell'ordine per una capienza massima di 70 persone, con bombole di gas vicine a impianti elettrici fatiscenti, biciclette e monopattini accatastati assieme a brande, vestiti e carrelli della spesa. Finisce in (vana)gloria l'avventura del centro migranti nel quartiere di Vicofaro a Pistoia guidato da don Massimo Biancalani, sgomberato dal prefetto dopo l'ennesima denuncia del comitato dei residenti.
Il sacerdote, diventato «famoso» per gli scazzi via social con Matteo Salvini dopo una foto che lo ritraeva assieme ai suoi ragazzi dentro la piscina, con tanto di denunce e controdenunce, è nella bufera dopo l'ordinanza del sindaco Alessandro Tomasi che ha ordinato di sgomberare il centro nel complesso di Santa Maria Maggiore di Vicofaro a causa dell'emergenza sanitaria e per l'allarme sicurezza per «il rischio incendi, la mancanza totale dei requisiti dell'agibilità, le condizioni gravemente insalubri e il rischio di diffusione di malattie infettive». «Disattesi tutti gli accordi presi con il prefetto Licia Donatella Messina, col vescovo Fausto Tardelli e col sindaco per riportare legalità e sicurezza nel nostro quartiere», è il lamento del comitato di quartiere che il primo cittadino è stato costretto ad ascoltare. A febbraio si era deciso di spostare almeno la metà degli ospiti nei centri di accoglienza nelle province di Pistoia, Prato e Firenze, cosa che non è avvenuta perché don Biancalani si sarebbe opposto. Anzi, in questi mesi ne sarebbero arrivati altri, alla faccia dei controlli promessi. Con tanto di «risse paurose, violenti litigi, minacce e nessun rispetto per il vicinato, degrado e sporcizia, cattivo odore e i loro liquami sparsi ovunque», si legge nel comunicato di quartiere in cui si denuncia pure un caso di tubercolosi. «Don Biancalani va fermato e allontanato da Vicofaro», dicono gli abitanti del quartiere. La diocesi di Pistoia ha preso tempo, allontanando una ventina di migranti tra un Cas, l'Hospitium Bianchi e un appartamento. Fino all'ordinanza di sgombero che dà 20 giorni per l'immediato allontanamento degli ospiti e del ripristino delle condizioni igienico-sanitarie.
«Accogliere e integrare è un diritto e un dovere, il rispetto delle regole e del prossimo lo è altrettanto», aveva scritto qualche mese fa il leader della Lega dopo l'ultima denuncia a don Biancalani per aver impedito la visita di Asl e polizia municipale, l'ultima delle quali è stata interrotta lo scorso 19 maggio. «Ero fuori città - si era giustificato una volta il sacerdote - non ho nulla da nascondere, dentro ci sono diversi ragazzi problematici che senza di me potrebbero spaventarsi e reagire male davanti alla polizia».
La baruffa con il leader leghista è iniziata nel 2017 ed è proseguita in questi otto anni a colpi di tweet e denunce. «Salvini utilizza un linguaggio allusivo a pedofilia e sfera sessuale quando dice che amo circondarmi di ragazzi», aveva detto il sacerdote dopo un post social legato a una delle tante chiusure minacciate del centro, quando il numero uno del Carroccio aveva scritto: «Tempi duri per il prete che ama attaccare me e circondarsi di presunti profughi africani, ancora un po' e la canonica scoppiava...».
In questi anni ovviamente la sinistra si è schierata con il sacerdote parlando di «attacchi vergognosi e commenti
intollerabili» contro «un prete che cerca di attuare il messaggio del Vangelo, predicando e praticando l'accoglienza dei migranti», tirando addirittura don Lorenzo Milani e la virtù della disobbedienza «contro razzismo e fascismo».