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Si impicca in carcere l'agente delle top model amico di Epstein

Jean-Luc Brunel era accusato di stupro di minorenni. Procurava ragazze al magnate

Si impicca in carcere l'agente delle top model amico di Epstein

Da scopritore di talenti della passerella come Christy Turlington, Sharon Stone e Milla Jovovich a orco: fino al suicidio in cella. Su cui indaga ora la procura di Parigi. Perché in quell'incrocio di rapporti altolocati che vedevano ragazze giovanissime ingannate, e ridotte a merce di scambio dal magnate americano Jeffrey Epstein, il francese Jean-Luc Brunel era ben più di un agente di moda. Alti e bassi. Successi e cadute. Poi l'arresto in Francia, nel dicembre 2020. Ultimo indirizzo: prigione parigina de la Santé, dov'era stato riportato dopo una breve scarcerazione.

Era sospettato d'essere un «selezionatore» di minorenni per l'amico americano e per vari partner dell'ex finanziere, trovato a sua volta senza vita in carcere un mese dopo l'arresto. Epilogo simile, ieri, per Brunel: 76enne presunto perno del sistema Epstein. E mina vagante di informazioni. Le guardie del penitenziario hanno prelevato il suo cadavere all'alba: si è impiccato in cella, apparentemente sfruttando il cambio tra due ronde. Come l'uomo che alla sua agenzia di modelle s'era rivolto per anni impunemente; prima che la giustizia americana cominciasse seriamente a occuparsi dei suoi traffici sessuali.

Il procacciatore numero uno sarebbe stato proprio Brunel. Numero due, se si considera il ruolo che nell'intricata vicenda intercontinentale ha avuto Ghislaine Maxwell, l'ex fidanzata di Epstein già condannata da una giuria negli Usa. Ma le autorità francesi ci hanno messo tempo a incastrare Brunel. Era in attesa di processo dopo l'incriminazione per «violenza sessuale su minore di più di 15 anni» e «abusi sessuali». Era anche (e soprattutto) nella posizione giuridica di «testimone assistito» proprio per i reati di «tratta di essere umani aggravata dal danno a vittime minori allo scopo di sfruttamento sessuale».

L'inchiesta lumaca, poi l'accelerazione improvvisa. Da quando Brunel fu fermato all'aeroporto Charles De Gaulle in un blitz rocambolesco mentre stava per imbarcarsi per il Senegal a fine 2020, tentando forse la fuga, il cerchio si è allargato molto: fino alla casa reale inglese, per poi tornare bruscamente a Parigi.

Modelle di varie nazionalità muovevano da anni accuse contro Epstein & Co., ma il puzzle era (ed è ancora) un difficile intreccio tra manager, politici e quel sottobosco di agenzie di moda che gestivano una sottile forma di prostituzione per clientele selezionate. La tratta di esseri umani mascherata da recruiting di modelle Made in France sembra uno yo-yo. Dopo l'arresto di Epstein a New York nel 2019, cade la tegola sulla famiglia reale inglese, con il secondogenito di Elisabetta II d'Inghilterra, il principe Andrea, che ha appena raggiunto un accordo extragiudiziale nella causa civile intentata negli Stati Uniti da Virginia Giuffre: la donna accusa il principe di averla abusata quando lei era minorenne, e infine afferma d'essere stata costretta a far sesso anche con Brunel. Non è la sola.

L'indagine di Parigi, dove Epstein era proprietario di un lussuoso appartamento considerato l'epicentro degli scambi, parte da tre donne: abusi, stupri, droghe nei drink. Via via, la catena dei j'accuse tocca quindi Brunel, con almeno tre citazioni, tra cui quella dell'ex modella olandese Thysia Huisman che sostiene d'essere stata pure drogata nel '91: «Mi ha strappato i vestiti. Poi il buio. Mi sono risvegliata nel suo letto completamente disorientata».

Il caso Epstein deflagra. Prosegue sull'onda del movimento #MeToo e giunge a Brunel. Che per gli avvocati è stato invece «schiacciato da un sistema mediatico-giudiziario sul quale sarebbe ora di interrogarsi». Non ha mai smesso di dirsi innocente. «Ha moltiplicato gli sforzi per dimostrarlo», insistono i legali del francese, che ora seguono l'indagine aperta da Parigi per la morte-fotocopia. Ma chi era, questo ricco manager che ha iniziato la carriera come addetto stampa negli Anni '70? Scopritore di modelle per la Karin Models a Parigi, di cui assunse la direzione nel '78, la sua celebrità dura pochissimo in Francia, offuscata già allora dal coinvolgimento in un giro di stupefacenti e abusi dentro la sua stessa agenzia. Ripara negli States per lanciare MC2 Model Management. Ottiene finanziamenti da Epstein. Da agente di moda a presunto «bagarino» di giovanissime donne? Possibile, secondo le voci che a Parigi lo dipingono da anni come un pericoloso deviato. Ma il giallo resta in piedi. Epstein fu lasciato in cella senza controlli per ore.

Ora le ombre sulla morte di Brunel.

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